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In Confidenza

BIANCANEVE E I 7 NANI

Don ERMINIO VILLA - 28/03/2025

biancaneveUn tale vide un mendicante col cartello: “Cieco dalla nascita”. Nel cappello solo pochi spiccioli. Non diede nulla. Girò il cartone e scrisse… Poi se ne andò. Le offerte arrivarono. La sera il cieco ne riconobbe il passo e chiese: “Cos’hai scritto?”. “Ho cambiato prospettiva. Ora si legge: oggi è primavera e io non posso vederla”.

Il Vangelo ci fa prendere coscienza di quanto non siamo capaci di vedere la primavera. Gesù non apre gli occhi al cieco, ma li chiude di più col fango e lo spinge a camminare a tentoni col rischio di cadere.

È il cieco che fa il miracolo con il suo desiderio di vita nuova: plasmare il fango è il gesto di Dio creatore. Ciò che rende i rapporti scuri è la poca fantasia, la poca generosità, la poca fedeltà, la poca fiducia, il poco rispetto, la poca premura. Insomma, la piccineria.

Guardiamo a Biancaneve con i 7 nani. La piccineria invidiosa della Matrigna le fa dire: “Chi è la più bella del reame?”. “Non sei tu!”: e lei è accecata dalla rabbia. Le menti piccole condannano ciò che non è alla loro portata.

Biancaneve, infelice e scontenta, scappa e si rifugia, nella piccineria della casa dei 7 nani, che ci somigliano. Pisolo (Sleepy = pigrizia rassegnata): il nanismo della volontà. Brontolo (Grumpy) è lo scorbutico: il nanismo della pazienza. Cucciolo (Dopey) è l’inebetito: il nanismo dei valori. Eolo (Sneezy) l’allergico per i pollini, è intollerante: il nanismo della comprensione. Mammolo (Bashful) è lo schivo che si sente inadeguato: il nanismo della autostima. Gongolo (Happy) è il gioppino: il nanismo dell’eleganza. Dotto (Doc): la superbia arrogante: il nanismo della cultura.

I nani sfidano la piccineria scendendo nel buio della miniera, faticano nel profondo dell’interiorità, cercano ricchezze. Noi troppo spesso invece ci troviamo addormenti e paralizzati da mele avvelenate (i impianti, i rimorsi, i risentimenti).

È un tocco di premura invece che sveglia la primavera, come Gesù. Tutto cambia. Biancaneve guarda in modo diverso principe, nani e se stessa.

Per il ‘lieto fine’ nelle favole basta un attimo, nella realtà no. Serve azionare, giorno dopo giorno, dialogo, comprensione, premura senza se/ma/però, condivisione di fatiche. I principi azzurri non lo sanno fare, uomini e donne normali invece sì, trasformando gesti soliti in germogli.

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