Questa riflessione vuole dare l’idea che, malgrado tutto, esiste una forza positiva al mondo che guarda al futuro, al progresso sociale e umano, alla resistenza contro le pulsioni negative che a volte sembrano inarrestabili.
La felice occasione è rappresentata dal Forum internazionale giovanile di New York (ONU) dove alcuni giorni fa si sono incontrati più di 4.000 ragazze e ragazzi di 140 Paesi con una larga rappresentanza di europei e di italiani. In questi incontri si mettono a confronto situazioni, prospettive, esigenze e idee diverse. Il futuro sta con loro e allora perché trascurare la portata di questi eventi? Eppure la stampa italiana ha fatto questo errore e non vi si trova quasi nulla.
Da una parte si capisce il perché di questa dimenticanza: le due sanguinose guerre; il ciclone Trump che mette in discussione alleanze consolidate; una transizione verso un mondo multipolare che mostra incognite e rischi. D’altra parte, sono proprio tali novità che dovrebbero dare risalto a queste grandi occasioni di cultura politica per chi ha il futuro nelle proprie mani.
E’ vero che le democrazie liberali sono in difficolta o perfino in arretramento? Che i valori occidentali sono in decadenza? Che il richiamo delle autocrazie, delle limitazioni dei pesi e contrappesi istituzionali – anche negli Stati Uniti – è più forte che mai? Sono tanti gli interrogativi inquietanti che il forum di New York ha avuto nella sua agenda.
Molto significativo che quest’anno il Forum, alla presenza di alti funzionari dell’Onu, di leader internazionali, di diplomatici affermati, di grandi imprenditori, di campioni dello sport, sia stato aperto da Liliana Segre, nominata senatrice a vita nel 2018 dal presidente Mattarella con una scelta saggia e lungimirante.
Il suo breve discorso è stato seguitissimo e molto applaudito, il che già da sé offre un motivo di sollievo e di speranza. Liliana Segre ha esortato all’ascolto, al dialogo come strumento di comprensione reciproca, di crescita umana e sociale, di vera pace.
Risoluti e vigorosi i suoi inviti ai giovani a non farsi dominare dai “social” dove gli stati d’animo condivisi potrebbero sembrare sentimenti e invece sono pulsioni.
“La più inquietante e radicata delle pulsioni nell’animo umano ha a che fare con l’odio che non crea mai nulla di buono, che è una forza distruttiva che lascia solo macerie, divisioni e sofferenza”, come dimostra la sua vita da sopravvissuta ai crimini nazifascisti.
Sono messaggi che richiamano alla mente quelli analoghi di Papa Francesco che non si stanca di ammonire che “la terza guerra mondiale è un conflitto a pezzi” forse già in corso. Sono messaggi che parlano direttamente anche a noi europei e che dovrebbero spingerci a difendere con energia e unità d’intenti i valori della cultura occidentale cementati da libertà, democrazia, solidarietà sociale, accoglienza.
“Siate avamposti di pace – ha concluso Liliana Segre – non ci sono muri da alzare ma ponti da costruire”. Splendida la sua invocazione finale con le parole di Martin Luther King: “Piantiamo il melo anche sotto le bombe”.
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