Il precedente di Busto Arsizio, in calendario qualche settimana fa, suggerisce già cosa attendersi sabato 29 marzo a Varese: nero vestiti in sfilata di regime e bandiere d’Italia in bella mostra in uno strano e tutto proprio concetto di “patriottismo”, che trova radici in tempi scuri come la loro uniforme da “parata”.
Da una parte.
Dall’altra il PD. E tante piccole sigle del centrosinistra, allertate dal grido “Varese è antifascista”, pronte a non lasciare il campo libero a quelli di cui sopra, quelli delle tonalità scure.
In mezzo una città intera. Che non si schiererà, non parteciperà, non guarderà, se non distrattamente.
Siamo tornati negli anni ’70 del secolo scorso, alle piazze divise in due, alle tensioni evocate dalle vigilie, alla botta (speriamo non alle “botte”) e alla risposta. Ma quante storture, a destra e a manca, seppur non allo stesso modo, così come in quel “centro” silenzioso che fa finta di non vedere ciò che accade sotto i suoi occhi….
“Difendi la tua città” è il nome della “piazza destra”, chiamata alla battaglia – così si legge sui social – “dalle Comunità patriottiche CG, FE, CPI, RdP, DoRa e Ultras”. “Droga, stupri, prostituzione: questa la vostra integrazione!” è stato lo slogan di adunata. Ora come allora i fascisti tentano di nascondersi dietro frasi fatte dal sapore populista, che tuttavia altro non fanno che far risaltare le arcinote idee che li guidano e gli intenti che li animano.
Varese è una città insicura, da difendere? I dati criminali direbbero di no, ma a loro questo importa poco: basta farsi vedere, far capire che esistono e che oggi questa esistenza è un tabù minore rispetto al passato. E basta soprattutto basta confondere le acque, facendo finta di non sapere che la sicurezza e l’ordine pubblico sono materia dello Stato e non delle amministrazioni locali. E che il governo italiano, oggi, è in mano al centrodestra più destrorso della storia repubblicana italiana.
La destra che protesta contro la destra sulla sicurezza… Sublime. Qualcuno glielo dirà?
Mai con loro, neppure sotto tortura.
Ma nemmeno l’altra piazza ci convince appieno, se non per il concetto di fondo (l’antifascismo), perché sinistra e centrosinistra hanno quasi completamente rinunciato all’azione per dedicarsi all’esclusiva reazione, hanno scelto di tenere alta la bandiera che dice no ai rigurgiti di Ventennio (e forse oggi ce ancora bisogno di dirlo) ma hanno totalmente abdicato dall’immischiarsi concretamente sul tema della sicurezza, lasciandolo esclusivamente alla mercé dei loro opposti che così lo possono estremizzare, maneggiandolo a proprio piacimento con l’obiettivo di plagiare le coscienze.
A gauche, insomma, c’è un’inoperosità colpevole.
I cui risvolti saranno ravvisabili anche nel centro silenzioso, la “terza piazza”, quella che sabato nel “salotto” di Varese ci andrà ma per fare shopping. Una parte strizzerà l’occhio alla “piazza destra”, pur senza “sporcarsi le mani” sfilando insieme ad essa, non comprendendo la pericolosità dei valori che i nero vestiti porteranno in resta. E un’altra – stanca dell’inerzia e dell’inconcludenza democratica – sceglierà di non sposare i “fasci”, ma nemmeno quegli altri…
Preferendo guardare, passare e scordare Gaber: Libertà è partecipazione…
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