Che cosa unisce una manifestazione confindustriale cui partecipano 350 studenti sul filo della maggiore età negli spazi verdi delle Ville Ponti e un incontro otto giorni dopo che vede mobilitata mezza giunta comunale varesina per la piantumazione di un po’ di verde benedetto in una vasta area cementificata presso il completando “Centro Anziani” ai margini di Piazzale Kennedy? Apparentemente nulla, ma si tratta di due pilastri contrapposti di un medesimo disegno: quello di una società con scarso ricambio e che incontra crescenti difficoltà. Quelle dell’invecchiamento della popolazione, una sfida di carattere generale delle società occidentali, ma che a Varese pesa due volte per precisi motivi.
Ma andiamo con ordine. Come già lo scorso anno, anche questa volta Confindustria Varese ha promosso un momento d’incontro in cui studenti delle ultime due classi degli Istituti Tecnici (industriali ed economici) hanno avuto modo di incontrarsi con un gruppo di aziende del territorio. Il “Talent Day”, promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Associazione e da Generazione d’industria ha coinvolto 17 istituti e 25 aziende, tra cui alcune eccellenze locali, dalla Secondo Mona alla Elmec Informatica, dalla Ficep a Leonardo – Elicotteri, dalla Bticino a Eolo, dalla Btsr a Carl Zeiss,. A queste e ad altre si sono aggiunte aziende leader nella consulenza come KMPG o Randstad, che ha organizzato degli incontri utili per capire come presentare le proprie candidature in azienda.
Atto secondo: una settimana dopo, in centro città si pongono i tasselli finali del multimilionario “piano Stazioni”, ovvero uno dei maggiori progetti varati dall’amministrazione prima dell’entrata in scena dei progetti PNRR. Il sindaco Galimberti e tre assessori (Civati, Molinari, San Martino, rispettivamente Lavori pubblici e Rigenerazione
urbana, Servizi Sociali e Ambiente) hanno simbolicamente dato il là alle operazioni di piantumazione che prevedono un centinaio di alberi di magnolia su tutto il piazzale ormai “hub” del trasporto extraurbano. Di questi una cinquantina sono collocati presso il Centro Anziani, prossimo al completamento (mancano ancora arredi e collegamenti elettrici). E’ una struttura ambiziosa con spazi multifunzione e di socializzazione, mensa, riposo, ballo, ambulatorio, ginnastica e che risponde a un bisogno preciso: la crescita della terza e anzi quarta età, con un chiaro obiettivo di inclusione e socializzazione.
Due situazioni apparentemente opposte ma che esprimono una medesima realtà. Varese è tra i capoluoghi più anziani d’Italia. La Camera di Commercio segnala nel decennio 2021-2031 una popolazione piuttosto stabile (un calo contenuto nell’1,5%), ma con una flessione che si riflette decisamente nella fascia fino ai 14 anni e in quella in età lavorativa 15-64. Per entrambe si prevede una diminuzione di 20 mila unità, mentre crescerà sensibilmente la popolazione over 65. Ancora più pesanti le previsioni da qui al 2042, quando cioé diverranno maggiorenni i nati nei mesi scorsi. Si tratta di ben 50 mila abitanti in meno per la provincia e 5 mila in meno per il capoluogo. Se per i Comuni si tratta di far fronte alle esigenze di una popolazione che invecchia, con tutte le conseguenze socio-sanitarie – morbilità, disabilità, sempre più vedove e vedovi spesso soli-, per le aziende il quadro rischia di essere devastante. Anche perché, ed ecco la specificità varesina, si aggiunge la concorrenza giocata a nord dalla Svizzera e a sud dal polo milanese, dove maggiori sono le opportunità nel terziario avanzato e più in generale nelle posizioni aziendali medio-alte.
Per avere un’idea. Vent’anni fa, il 13% dei residenti a Varese aveva meno di 15 anni, oggi sono l’11,5%, nel 2042 saranno l’11%, mentre di converso calano la popolazione in attività attiva e sale quella over 65. Morale: le aziende devono contendersi un numero di in calo di futuri lavoratori. Sempre più frequentemente in provincia capita di ascoltare imprenditori e responsabili delle risorse umane che parlano di aziende con buone, se non ottime prospettive di mercato, che rischiano di restare inespresse proprio per il venir meno del ricambio generazionale. Il problema non è più solo qualitativo, cioè il noto “mismatch” tra aziende che cercano personale con qualifiche non corrispondenti e nuovi arrivati sul mercato del lavoro che scoprono di non avere possibilità di impiego in linea con le proprie aspirazioni e corsi di studi. E’ un problema sempre più quantitativo: non c’è personale comunque.
Confindustria Varese punta molto sulla collaborazione con gli istituti tecnici e in particolare su quella mezza dozzina di ITS, gli Istituti Tecnici Superiori, che offrono “Alta formazione”, ma anche nel settore dei servizi e del turismo si avverte il gap tra domanda e offerta. Invecchiamento e calo demografico non sono fenomeni di breve periodo, anzi sono in atto da ormai decenni. Nel 2005 a Varese era in età da lavoro (15-64) il 64,5% della popolazione, oggi lo è il 61,6% e nel 2042 secondo le previsioni Istat lo sarà il 56,7%. Per la politica sono scelte difficili, ma occorre realismo, puntare sulla qualificazione di chi arriva, sull’attrattività del territorio e delle imprese, prendere atto che forse anche l’organizzazione del lavoro e il “nastro temporale” su cui distribuire l’attività lavorativa (per esempio lavorare più a lungo ma con orari e funzioni diversi?) vanno ripensati in modo sostenibile e realistico insieme.
You must be logged in to post a comment Login