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Società

PER IL BENE DI TUTTI

FEDERICO VISCONTI - 28/03/2025

fondazione-comunitaria-varesottoAvrei voluto scrivere “100 giorni da Presidente della Fondazione Comunitaria del Varesotto”. Essendo stato nominato il 18 novembre, sono passati da mò. Farà meno effetto il titolo, ma la sostanza non cambia. Anzi, si rafforza.

Me l’avevano detto: “Scoprirai un mondo eccezionale, quello del terzo settore”. Così è stato, parola di parvenu. Realtà diverse per storia e modello di governance, attività e dimensioni. Accomunate da una missione straordinaria: rispondere ai bisogni che il territorio esprime nei differenti ambiti di intervento, dal sociale alla cultura. Sostenute da un universo di persone motivate, costruttive, generose e mi fermo quì.

Me l’avevano detto: “La situazione patrimoniale ha preso qualche colpo, la reputazione è quella che è. L’eredità è pesante, la montagna da scalare è alta”.

Tra molte luci e qualche ombra, si deve guardare avanti, facendo tesoro delle parole di Churchill: “Se apriamo una disputa tra passato e presente, scopriremo di aver perso il futuro”.

Un bilancio dei lavori, in estrema sintesi. Innanzitutto “esercitazioni di finalismo istituzionale” (anche attraverso sedute di induction dedicate) all’interno del CDA: la Fondazione deve promuovere la cultura del dono, erogare fondi in risposta ai bisogni del territorio, attrarre e gestire risorse finanziarie con la cura del buon padre di famiglia. Il tutto, in stretta coerenza con il mandato attribuitole da Fondazione Cariplo e dalla Provincia di Varese. In secondo luogo un’azione rigorosa e innovativa sulla “gestione caratteristica”. Valgano tre esempi: l’orientamento a diminuire le risorse per i bandi generici e per i finanziamenti “a pioggia”; la scelta di privilegiare bandi specifici e progetti di sistema, al fine di rafforzare la massa critica degli interventi; il radicale cambiamento nella valutazione dei progetti, che non sarà più in capo ai membri del CDA ma alla struttura interna. In terzo luogo, l’avvio del processo di ristrutturazione della gestione extra-caratteristica, enfaticamente definita “mission connected investment”. Si è intervenuti sul Teatro Sociale di Busto Arsizio, di proprietà della Fondazione attraverso una controllata, nominando un amministratore unico, in sostituzione del CDA dimissionario. Sul “connected” ci sarebbe da discutere, sull’investment non ci sono dubbi: il return è un cumulato di losses …. Si dovrà poi intervenire sulla Fondazione Ambiente, che gestisce alcuni impianti fotovoltaici in giro per la Lombardia. Per la cronaca: nessuna delle altre quindici Fondazioni Territoriali possiede un teatro o degli impianti fotovoltaici. Una qualche ragione ci sarà, ma poiché la penso come Churchill, bisogna metter mano ai problemi e tentare di risolverli, esattamente come si sta facendo.

Nel change management la comunicazione assume un ruolo fondamentale. Non è un caso che in questi mesi abbia citato spesso Sergio Marchionne: “Esiste un mondo in cui le persone non lasciano che le cose accadano. Le fanno accadere”. E’ la filosofia gestionale del buon management, quella che chiama pane il pane e vino il vino, che decide in contesti difficili, che non ha paura del cambiamento, che genera consenso attorno a ciò che veramente conta: il bene dell’istituzione di cui si è alla guida. La sfida è di non poco conto, in un Paese in cui posizioni di rendita e presenzialismi di circostanza, palle in tribuna e impunità conclamate perpetuano la mediocrità e abbattono il merito. La Fondazione Comunitaria e il Teatro Sociale la stanno affrontando con determinazione, in nome e per conto di quel “mondo straordinario” che ho incontrato in questi mesi e che tanta importanza assume per la vita del territorio e del Paese.

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