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Editoriale

NOEL

MASSIMO LODI - 28/03/2025

noelSi usa dire dei sentenziosi, degli azzeccafarfugli, dei fustigatori del costume: troverai sempre uno più moralista di te. Si può anche dire dei furbi, degli artigiani della scaltrezza, dei maestri d’astuzia; troverai sempre uno più briccone di te. Dunque meglio lasciar da parte la tentazione di fregare gli altri perché incombe il rischio d’essere prima di loro fregati. Pensierino di respiro generale/quotidiano. E che, per quanto lo si giudichi banale, viene rinfrescato dall’evento popolare di solito più seguìto, una partita di calcio degli Azzurri.

Pochi giorni fa, Dortmund, sfida di Nations League, l’Italia incassa un secondo gol da sincope planetaria. Portiere e compagni a discutere con l’arbitro mentre i tedeschi celeri/fulminei battono il calcio d’angolo e segnano senza che nessuno li degni d’attenzione. L’avessimo imbastito noi, sarebbe stato celebrato come il top della leggendaria malizia nazionale. L’hanno inscenato loro, e c’è da seppellirsi per simile dabbenaggine. Dunque: mai ritenersi superiori alla realtà, capace d’impennate fantasiose aldilà d’ogni immaginazione.

Di più. A condire la débacle col sale dello sbarazzino dileggio provvede un quindicenne a nome Noel Urbaniak. Esordisce in veste di raccattapalle nel glorioso Westfalenstadion, ma sembra un senatore, quanto a sagacia/lungimiranza. È infatti il primo a cogliere la balordaggine con cui i nostri eroi inveiscono al direttore di gara, non più occupandosi della partita che continua. E continua grazie a Noel: recupera svelto il pallone, lo lancia al capitano della Germania, Kimmich, che batte il corner servendo l’assist vincente a Musiala. Gol a porta spalancata, mai vista una roba così dirà Gianni Rivera il Monumento (icona del 4-3 ai deutsch, Messico ’70).

Non è certo il caso d’entrare nel dettaglio tecnico della questione. È però/forse il caso di riflettere un attimo, solo un attimo, sull’importanza esistenziale dei dettagli, qualunque cosa si faccia, ovunque siano custoditi. Talvolta irrilevanti all’apparenza, non lo sono nella sostanza, al tirar delle somme. Chi li trascura pecca di faciloneria, presunzione, albagia. Sono vizi diffusi, ben al di fuori d’un campo di gioco, sperimentabili ogni giorno e dappertutto, assurti perfino a dogma nel politichese ispirato alla filosofia dello slogan. Noel ha il merito d’avercelo ricordato, lui così piccolo, imprevedibile, scaltro. Perspicace, sollecito, visionario. Alle cinquanta sfumature di Gigio, il numero uno da decine di romanzesche papere, ha aggiunto una tonalità d’universalismo pittorico. Grazie a Noel, cioè al destino: che ha scritto questa pagina di storia fatale. Eppur leale. Rifuggendo dall’illusorio inganno della sovraestimazione di sé.

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