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Apologie Paradossali

DOPPIAMENTE FREGATI

COSTANTE PORTATADINO - 21/03/2025

ucraina(C) Nel libro di storia che non scriverò (all’alba degli 80 il tempo non mi basterebbe) dovrei cominciare a raccontare delle tre spartizioni della Polonia, per far capire la voglia di spartizione dell’attuale Ucraina. Poi, retrocedendo, perché è il presente che interroga il passato per poter conoscere sé stesso, dovrei raccontare della necessità delle popolazioni delle pianure sarmatiche, fin dai tempi dei cosiddetti barbari, di abbandonare le loro terre sotto la spinta dei bellicosi popoli dell’Asia centrale, per trovare nuova vita nel civilizzato occidente. Certificherei che questo movimento non si arresta mai nello sviluppo della storia europea, salvo scontrarsi con uno di segno opposto, talvolta missionario e civile, talaltra espansionistico, alla ricerca di “spazio vitale”.

Forse riuscirei a mostrare che gli unici momenti di equilibrio (condizione non sufficiente, ma necessaria per la pace) ci furono da quando a Kiev grazie ad un Vladimiro si installò un regno cristiano. Mai ci fu equilibrio in quella parte d’Europa senza che ce ne fosse a Kiev.

(S) Grossolanamente: Kiev porta il cristianesimo in Russia, ma da quando il potere si afferma a Mosca, Mosca vuole portare ovunque il suo potere, al Pacifico, al Mediterraneo, ai mari del sud. In senso opposto, gli Stati germanici, per secoli, mirano alle terre della Prussia e degli slavi, al carbone e al petrolio della Russia, alle pianure e ai grandi fiumi che scendono al Mar Nero. Nel nuovo secolo al contrario Ucraini e Russi, dopo l’egualitarismo comunista mirano entrambi allo stile di vita occidentale, jeans e fast food, per il popolo, megayacht per gli oligarchi, ma si dividono sulle alleanze economiche. Ragioni sufficienti per una guerra, pardon, operazione militare speciale a scopo di denazificazione?

(C) Certo che no, ma non si era capito in Occidente che l’equilibrio, tremendo, di Yalta si era rotto, senza che se ne fosse ricostruito un altro. Ora l’UE, abbandonata da Trump, vuole ricostruirlo rafforzando le proprie difese, ma dovrà ammettere la “necessità (?)” della spartizione dell’Ucraina come fu per la Polonia nel ‘700.

(O) Ma se non rafforza le proprie ragioni ideali, nessuna forza militare UE sarà sufficiente per contenere una nuova pressione russa verso i Balcani e il Baltico. È mai possibile che ci sia un esercito europeo senza che ci sia una Costituzione e, a ricadere, una condivisione della fiscalità, del debito pubblico, delle politiche del lavoro, della politica estera? Chi dice: no al riarmo degli Stati membri, come proposto da VdL, all’ipotetico esercito europeo, non sa cosa dice o lo sa e ci prende in giro? Vada piuttosto su Youtube, cerchi la spiegazione del generale Camporini, quasi varesino per gli studi al liceo Ferraris, e impari.

(S) Ma se oggi l’antemurale contro la potenza asiatica, Russia alleata a Cina, è l’Ucraina, perché Trump ne accetta la spartizione?

(O) Dice a UE, arrangiatevi, a me preoccupa la pressione asiatica che arriva dal Pacifico. Devo staccare Russia da Cina, le do un boccone propiziatorio e insieme le creo un nemico, voi europei.

(S) A cui intanto chiudo il mio mercato. Ma così siamo fregati due volte!

(C) Ci vuole una politica davvero europea, che capisca per esempio quanto l’Africa costituisca un partner globale e non aree di riserva o di conflitto per le potenze ex-coloniali, peraltro incapaci di contenere la penetrazione economica cinese, militare russa, politico religiosa turca e araba. Ripeto quanto già detto: equilibrio, non una cortina di ferro sul Dniepr, piuttosto capacità d’intervento globale, soprattutto mediterraneo e africano, per non restare isolati.

(S) Africa d’accordo, ma anche lì ci saranno nuove occasioni di scontro. La pace vera, quella di cui ormai parla solo il Papa, quando e da dove arriverà?

(O) Da un cambiamento culturale, persino di linguaggio, dice il Papa, scrivendo al Corriere. Qualcosa del genere avevamo già detto anche noi. Dire: “la pace verrà quando e come Dio vorrà” non è un modo di dire evasivo, è davvero un atto di fede, che vale anche per Gaza e più ancora per le stragi dimenticate: Congo, Sudan e quelle che l’ONU finge d’ignorare e io nemmeno conosco. Di nessuna conosco la soluzione; della tragedia ucraina posso solo sperare che come per la Polonia di due secoli fa la divisione politica faccia da scintilla alla rigenerazione spirituale. Per l’Europa, il cui cosiddetto ‘riarmo’ sarà debole, tardivo, frammentario, dobbiamo sperare che, andando oltre l’odiosità della parola, indichi la strada di una sostanziale unità politica.

(C) Costante (S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti

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