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Politica

VIA D’USCITA

ROBERTO CECCHI - 21/03/2025

Giorgetti: “Il Superbonus è un mostro”

Giorgetti: “Il Superbonus è un mostro”

C’è parecchio sgomento in tutti noi per quel che sta accadendo. Ogni giorno ce n’è sempre una nuova e ogni volta pare che ti cada addosso il mondo, senza poter fare alcunché. Le guerre, i dazi, gli stipendi, le pensioni, i prezzi, le sanzioni, la salute, il Covid, l’inflazione, il maltempo, le inondazioni, il cambiamento climatico, lo scioglimento dei ghiacciai, il cibo adulterato, i granchi blu, il prezzo della benzina, quello del gas, i lupi, gli orsi, i femminicidi, i terremoti, i bradisismi, le zanzare tigre, i Trump, i Putin, i truci nostrani e chi più ne ha più ne metta.

Tutti i giorni viviamo un’emergenza che ci sovrasta e non vediamo la via d’uscita. È come se fossimo regrediti ad un tempo antico, quando si restava fermi in attesa del vaticinio degli aruspici. Come se avessimo smarrito la consapevolezza di possedere gli strumenti e i metodi per affrontare le sfide più grandi. Per capirlo, non c’è bisogno di andarsi a leggere i testi di filosofia della scienza, basterebbe guardare, ogni tanto, i programmi scientifici di «Rai Scuola», spesso di gran qualità, per convincersi che a tutto (o quasi) abbiamo trovato una spiegazione e dato una soluzione. Solo chi ci governa non se ne accorge.

Adesso si riaffaccia l’emergenza sismica in Campania, ai Campi Flegrei, e restiamo sorpresi come se non lo sapessimo che quella è una terra di terremoti, come lo è gran parte del territorio nazionale. Quasi il 70% è classificato a rischio sismico e lo è, in particolare, tutta quanta la dorsale appenninica, dalla Liguria alla Sicilia. Ma non è esclusa neanche la Pianura Padana che, in pieno medioevo, nel 1117, fu colpita da uno dei terremoti più devastanti che la storia ricordi. Adesso, la minaccia sismica incombe su un patrimonio edilizio di oltre 31 milioni di abitazioni, su oltre 12 milioni di edifici, dove un edificio su sei ha almeno cento anni di vita e solo il 14% ha meno di venticinque anni.

Per rimanere a quelli più recenti, abbiamo avuto i terremoti del Belice nel 1968, del Friuli-Venezia Giulia nel 1976, dell’Irpinia nel 1980, dell’Abruzzo nel 1984, della Basilicata nel 1990, di Reggio Emilia e Modena nel 1996, delle Marche e Umbria nel 1997-98, del Pollino nel 1998, di Puglia e Molise nel 2002; ancora dell’Abruzzo nel 2009 e dell’Emilia nel 2012 e molti altri ancora. E abbiamo speso almeno 120 miliardi di euro, solo per sostenere le popolazioni terremotate. Ma soprattutto, tra il 1968 e il 2012, ci sono stati 4.300 morti, 15.000 feriti, 700.000 senzatetto; le case crollate sono state 110.000 e 430.000 gli edifici gravemente lesionati.

Dunque, non c’è da meravigliarsi se accade di sentir tremare la terra. Per rasserenarsi un po’, basterebbe ricordare, semplicemente, che soprattutto negli ultimi decenni, abbiamo sviluppato criteri di prevenzione capaci di ridurre questo pericolo, fino a farlo scomparire quasi del tutto. Basterebbe programmare, anno per anno, una serie d’interventi di miglioramento/adeguamento sismico, a partire dalle zone più a rischio, come hanno fatto da tempo in Giappone, dove sismi della magnitudo occorsa in questi giorni in Campania o in Puglia passano quasi inosservati. E invece, qui da noi, siamo ancora all’anno zero, con pochissimi interventi, radi e a rilento. Mentre i danari li abbiamo spesi in abbondanza e senza criterio per il Superbonus del 110%.

Una misura perniciosa e non «la più grande misura di politica economica ed ecologica della storia repubblicana», come è stato detto dal governo di allora. Quando ci si è illusi di risollevare le condizioni economiche del Paese, pagando i privati per convincerli a rifarsi la casa, pensando che l’edilizia potesse fare da volano come era accaduto in passato. Invece, siamo riusciti a spendere più di 160 MLD, dando “ai proprietari di prime e seconde case, perlopiù facoltosi e benestanti, di rifarsi la casa con le tasse dei contribuenti” e “consentendo a proprietari di ville e villette, oltreché a una manciata di nobili titolari di castelli (è tutto vero!), di rifarsi la casa, mentre solo il 2% di quei soldi finiva ai veri bisognosi (Valentini 2024, p. 5).

Ha ragione il titolare dell’Economia, Giorgetti, a dire come ha detto che il “Superbonus è un mostro” e ha ragione di preoccuparsi per le nuove considerevoli spese previste per la difesa comune europea. Ma anche in questo caso non c’è bisogno di affermazioni apodittiche, né in un senso né in un altro, di chi è a favore e di chi è contro. Bisogna guardare la realtà per quel che è, evitando atteggiamenti emotivi e le solite manfrine della politica che gioca a nascondino. Bisogna parlare chiaramente alla collettività, renderla partecipe, facendo conoscere i termini della questione, senza infingimenti. E attingere alle conoscenze di cui disponiamo. Ci vuole la Politica. Prima o poi dovrà rifarsi viva.

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