Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Economia

ADDIO ALLE BANCHE D’UNA VOLTA

GIANFRANCO FABI - 21/03/2025

sondrioL’ultimo in ordine di tempo è l’annuncio di un tentativo di acquisizione della Banca popolare di Sondrio da parte di Bper Banca (già Banca popolare dell’Emilia-Romagna), l’ennesimo capitolo di quello che viene chiamato “risiko bancario”, richiamando il gioco di strategia militare che mira alla conquista del maggior numero di territori.

L’operazione lanciata da Bper Banca interessa direttamente anche la provincia di Varese dove la Popolare di Sondrio ha 24 filiali di cui tre nel capoluogo. Peraltro la banca valtellinese è una delle poche che negli ultimi anni hanno aumentato il numero delle filiali con una strategia di avvicinamento alle esigenze del pubblico contrastando la tendenza a sfruttare l’operatività online, comunque importante, per giustificare un taglio del personale e quindi dei costi.

La provincia di Varese è stata nel tempo una delle maggiori protagoniste, in negativo, della politica di fusioni e acquisizioni che ha portato all’assorbimento di (quasi) tutte le banche locali da parte dei grandi gruppi. Ora, se si eccettua a Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate, non c’è più una banca locale in un territorio che peraltro è uno dei più ricchi della Penisola. Ma forse è proprio per questo che gli istituti di credito varesini sono stati una preda ambita.

Solo pochi anni fa c’era il Credito varesino, la Banca popolare di Luino e Varese, la Banca industriale gallaratese e, nel secolo scorso, la Banca di Busto Arsizio, la Banca Alto milanese e altri piccoli istituti locali.

Le operazioni più recenti che hanno riguardato le banche con una forte presenza nel varesotto sono state l’acquisizione del Credito Valtellinese da parte dei francesi del Credit Agricole (ne abbiamo parlato su Rmf on line Il 30 aprile del 2021 http://www.rmfonline.it/?p=50133) e l’offerta, ancora aperta, di Unicredit per Banco Bpm, la banca nata dalla fusione della Popolare di Milano con il Banco popolare di Verona (Rmf on line del 6 dicembre 2024 (http:// www.rmfonline.it/?p=61286).

La Banca popolare di Sondrio è l’ultimo caposaldo delle banche popolari tradizionali, quelle che con un forte radicamento sui territori hanno contribuito soprattutto al Nord ad irrobustire il tessuto economico a fianco soprattutto delle piccole e medie imprese. La parola fine a questa esperienza è stata imposta dall’alto, con un improvvido decreto- legge varato a gennaio del 2015 dal Governo di Matteo Renzi, un decreto che ha imposto alle dieci grandi banche popolari di trasformarsi in società per azioni. Un salto non da poco. Mentre nelle popolari ogni socio aveva un voto in assemblea qualunque numero di azioni avesse, nelle società per azioni pesa chi ha una quota di capitale più grande: in pratica il passaggio dal sistema cooperativo al sistema capitalistico.

A Sondrio hanno tentato tutte le strade, fino al ricorso alla Corte costituzionale e alla Corte di giustizia europea, per restare “popolari”. Niente da fare: per non perdere la licenzia bancaria l’assemblea ha dovuto cedere le armi e sono venuti allo scoperto i grandi gruppi bancari, tra cui Unipol e Bper, che avevano accumulati importanti pacchetti azionari.

Se l’operazione Bper andrà in porto si rafforzerà quello che è già il terzo polo bancario italiano e che è già presente a Varese grazie all’acquisizione di molte filiali che erano UbiBanca dopo che questa è stata acquisita da Banca Intesa. Tra queste c’è anche la sede di via Vittorio Veneto, quella che ha visto passare il Credito Varesino, poi fuso con la Banca popolare di Bergamo, a loro volta integrate nelle Bpu (Banche popolari unite) e a poi diventate appunto, come penultimo atto, Ubi Banca.

Siamo di fronte ad un insieme di movimenti che stanno ridisegnando il sistema bancario italiano, concentrando il potere in pochi grandi gruppi, limitando le arre di azione delle banche, riducendo sensibilmente il numero degli sportelli al servizio dei cittadini. L’hanno chiamata “desertificazione bancaria”. Lo scorso anno le banche italiane hanno chiuso 609 sportelli mentre ne hanno aperti 101 nuovi, con un saldo negativo quindi di 508 unità. Il numero degli sportelli è sceso sotto quota 20mila e solo nell’ultimo trimestre 230mila italiani si sono ritrovati senza una banca nel loro comune di residenza.

Addio quindi alle banche di una volta. La rivoluzione tecnologica da una parte e le logiche di potere dall’altra stanno ridisegnando il sistema bancario mettendo in primo piano i capitali piuttosto che le persone. Ne riparleremo.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login