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Editoriale

FRAGILITÀ

MASSIMO LODI - 21/03/2025

papaIl Papa che si fa ritrarre dopo un mese di degenza al “Gemelli” mette a fuoco la fragilità. Gl’interessa non tanto comunicare quanto è sofferente lui. Ma quanto capisce, condivide, fa sua la fragilità altrui. La fragilità di tutti, anche di quelli che ne mostrano segno contrario, e forse per questo, in animo loro, patiscono di più. Del resto (Pensieri di Pascal) la creatura umana, per quanto nobile e gloriosa, è esile come un giunco. La malattia rende più lucidi, serve responsabilità, disarmiamo la Terra scrive Francesco al direttore del Corriere, Fontana.

La fragilità, dunque. Una condizione e un sentimento da rimuovere, secondo il mainstream dominante. Anzi, da detestare. Intralcia i vasti programmi di conquiste economiche, vittorie da upper class, supremazie avveniristiche. C’è da andare su Marte, mica possiamo perder tempo con quanti se la sfangano male sul nostro pianetino. È il risvolto psicologico, peraltro innescato da materialissime iniziative, del trumpismo spaccone allargato ai più lealisti del re (nel caso, dell’imperatore). Sono sempre stati i top-pericolosi, la storia è lì a insegnarlo.

Dunque il Papa propone un esempio, assai concreto/solido nel suo gracile stigma. Lo aggiunge a parole che spende da anni in favore d’una rifondazione antropologica di cui c’è bisogno assoluto, nel mondo svilito dal debordare degl’stinti, dal soccombere della generosità, dall’insistere d’una artificiale prevalenza dell’astratto sul concreto. È il mondo che si giova solo in positiva parte del progresso, e ne subisce la deriva umana. Tanto da annacquare valori secolari, e perfino irriderli.

Dunque se capita la circostanza, purtroppo dolorosa, di ripescarne uno, e proporlo alla meditazione, bisogna coglierla. Francesco vi provvede a modo suo. Basta un’immagine. Il capo lievemente chino, la dolcezza del raccoglimento, un riquadro di speranzosa penombra offerto e chiunque. Sono simili gesti il must missionario del pontefice venuto da lontano e che avvertiamo così vicino. Se ne discutano pure i controversi aspetti, ma che cosa c’è da discutere dell’afflato semplice, genuino, popolare ch’egli sa soffiare sull’ecclesia, declinata come insieme universale? Ci mancano molto, nell’attuale/turbolenta fase storica, personalità di profilo alto, sentire profondo, spirito naturale di fratellanza. Magari di Bergoglio ce ne fossero una fila, alzando la cifra morale/civile dei responsabili istituzionali, dei leader politici, dei magnati della finanza, dell’esercito multiforme che ci governa senz’accorgersi d’essere il contrario della forza esibita: più cadùco dei vulnerabili relegati all’emarginazione.

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