Verrà presentato giovedì 27 marzo, ore 18, Sala Morselli alla Civica Biblioteca di Varese il romanzo di Carlo Zanzi ‘Corpi imperfetti’ (Macchione editore). Nella scelta di alternare un capitolo in cui nonno Mauro descrive in prima persona la propria decadenza fisica e mentale ed uno in cui l’autore registra in terza persona l’esplosione di vita della diciannovenne Claudia alle prese con un amore complicato, in cui il sesso gioca un ruolo non secondario, passa tanto della biografia dell’autore e del suo amore incondizionato per Varese, la città dov’è nato e cresciuto continuando a coltivare le radici della propria storia famigliare e dove si svolge l’intera vicenda.
Cambia lo stile a seconda del tipo di capitolo: nervoso, diretto, asciutto, spesso crudo nel linguaggio che però, di tanto in tanto, risulta intenerito da espressioni dialettali che aiutano il lettore a calarsi nell’ultranovantenne; più disteso, descrittivo, giovanile, dispiegato entro una sintassi più tranquilla e meno irruenta, quando è l’universo giovanile ad irrompere sulla scena. Scelta che consente di rimbalzare da una storia all’altra con vivacità inattesa. Corpi imperfetti come sono quelli di tutti e di ciascuno, dove la loro inesorabile decadenza si alterna all’esplosione vitale nel ricordarci il ciclo naturale dell’esistenza. Zanzi cala i suoi personaggi, non si sa -o forse si, per chi lo conosce meglio- quanto inventati e quanto reali, nel contesto di questi anni Duemila segnati da personaggi pubblici che hanno fatto la storia di Varese e dell’Italia e da eventi drammatici come la pandemia da covid. Uno sguardo al presente (anche grazie al progetto grafico in copertina affidato alla figlia Valentina), al passato recente e anche -in un impegno che possiamo definire coraggioso per le implicazioni personali che comporta- al passato un po’ più lontano: nel proporre a fine romanzo le pagine che scrisse per i fratelli quarant’anni fa alla morte della mamma, pianista e insegnante di musica alle scuole medie della provincia, ci apre il cuore ad una pagina dolorosa della sua storia, quasi a chiudere il cerchio d’una serie di opere letterarie che ci ha regalato con generosità negli anni, spesso con a tema luoghi, persone, ambienti varesini, come a dire: “Questa è la mia vita, qui dentro sono le mie radici. Abbiatene cura come ne ho io”.
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