“La passione del poeta” romanzo edito dalla casa Editrice “Prova d’autore” di Catania, non è solo l’ultimo libro di Angelo Maugeri, recentemente scomparso, ma l’eredità che ci lascia con il suo testamento letterario di poeta e narratore, ma soprattutto di uomo che provenendo dalla Sicilia, ci ha mostrato come si possa dedicare la vita alla poesia e alle sue seduzioni. Il libro è una sorta di lavoro tridimensionale che attraverso l’uso della parola poetica ci consegna una esperienza complessa, stratificata, ma di grande umanità. Ed è tutto nel distico iniziale del libro la chiave di lettura, in uno dei suoi versi più felici: “niente somiglia a ciò che abbiamo amato”. Inizia così una profonda, esasperante, folle ricerca della felicità attraverso l’illuminazione della Poesia, iniziando da un censimento della popolazione dove Maugeri fatica a collocare il “mestiere del poeta” perché nella parte delle professioni non è citata in nessuna casella questa attività. Come se si dicesse che esiste sì la poesia ma non chi la scrive. Così “La passione del poeta” ci introduce ai diversi piani di lettura dove la vita reale si confonde spesso col sogno, e il desiderio con la trasgressione e l’avventura. Il tutto calibrato e modulato attraverso la documentazione letteraria sempre densa e precisa, una dolce ossessione che parte dalla ricerca del padre. Colmo di una tradizione poetica del primo e del secondo Novecento, dai classici come Montale, Caproni, Pasolini, Zanzotto, passando da esperienze comuni come i Diario d’Algeria di Sereni ma anche la lezione delle neo avanguardie come Raboni, Porta, Pontiggia, Santagostini, Cucchi, Scotto, e dalle varie linee di tendenza del neo espressionismo lombardo, dove l’impronta dei profumi e degli odori siciliani mai si confondono anzi si spargono in questo lungo girovagare tra la Svizzera, Lombardia, Italia e Germania, diventando per anni il Presidente degli Scrittori della Svizzera italiana, dove insegna a campione Letteratura Italiana. E’ stato anche uno dei fautori della rinascita alla fine degli anni ‘90 della gloriosa casa editrice varesina Magenta, insieme allo scrivente e alle rispettive nostre mogli. L’aspetto migratorio che ha sempre caratterizzato la sua cifra poetica, la nostalgia verso la terra amata, il dolore per il distacco, è anche la testimonianza di un uomo in perpetuo volo sempre alla ricerca, come dice Kazantzakis di quel cibo dell’anima che si trova dentro ogni viaggio. E non sia solo una metafora finale dell’esistenza umana, la sua poesia, ma un viandare dell’anima come già nelle sue parole in fondo al libro denso di vicende personali e collettive dove una volta pubblicato Maugeri sembra dirci che il vissuto della vita di un poeta è la vita di tutti, nel senso che se la poesia non ci aiuta a vivere allora si deve lasciar perdere. E sul finale del testo questo assioma sembra molto chiaro “aveva a lungo corteggiato la morte” come unica via di scampo dal mistero e dalla ossessione esistenziale “ben sapendo che non si sfugge alla morte così come non si sfugge alla vita” analizzando nel dolore e nella sofferenza “i termini della fuga”, bellissima tra l’altro la dedica alla moglie Rossella (e alla figlia Arianna) che un un libro “ricco di storie e di trame” c’è una luce che illumina e possiede la poesia, una bellezza incomprensibile ben visibile a ogni essere umano anche quando è costretto a vivere sulla terra, le miserie umane. Un gran bel libro di cui si parla, ancora e a torto troppo poco, ma che dovrebbe essere una guida ferma per chi resta a testimoniare la vita con i suoi trucchi e i suoi artifici, le illusioni di un mondo che Maugeri esorta ad amare comunque, e scrive “ lo amo ancora, continuerò ad amarlo. Per questo lego al filo della scrittura la mia esistenza. Finché ne potrò scrivere, sopravvivrò anch’io. Anch’io sarò amato”.
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