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Cultura

QUEL PI GRECO

RENATA BALLERIO - 14/03/2025

pi-grecoSul calendario dovremmo inserire non solo giorni festivi, feriali e anniversari, ma anche giorni da chiamare “enciclopedici: uno di questi potrebbe essere il 14 marzo. Se accettiamo una delle possibili etimologie di almanacco, cioè luogo in cui cammelli sostavano per effettuare lo scarico e il carico di merci, gli ipotizzati giorni enciclopedici sarebbero occasione per una pausa riflessiva per alleggerirci di alcuni stereotipi e per caricarci di nuove idee.

Ovviamente esercizio utile non solo per tutti quei giorni ricchi di ricorrenze o accadimenti particolari. Ma possiamo iniziare da questo venerdì, con la specialissima luna di marzo. Il plenilunio, appuntamento sempre suggestivo, che annuncia la primavera e che a secondo delle culture viene indicato con nomi diversi: La Luna che dorme per i cinesi, la Luna del raccolto per chi vive nell’emisfero Sud, per gli antichi popoli celtici la luna dei venti.

Ma l’elenco continua con altri nomi: Luna Rossa, Luna del Verme.

E a tutto ciò si aggiunge che ci sarà un’ eclissi totale non visibile in Italia ma godibile in streaming con i Paesi interessati. Insomma un carico di informazioni proprio nel giorno in cui si intrecciano varie ricorrenze. Ricordarle tutte è quasi impossibile: nel 1879 nasceva Albert Einstein e nel 2018 morì un altro grande fisico Stephen Hawking. Il 14 marzo si celebra – speriamo non solo una dovuta celebrazione – la giornata Nazionale del Paesaggio, istituita nel 2016 con lo scopo di promuovere la cultura del paesaggio, in applicazione della precedente convenzione europea che aveva rappresentato una svolta sul modo di interpretare il paesaggio. In sintesi si riconosceva l’importanza della percezione del paesaggio “legata non solo a quella visiva e sensoriale ma anche a quella culturale”. Una definizione da tenere bene a mente.

Ma tra questa miriade di ricorrenze, una merita un’attenzione particolare da parte di tutti, non solo dagli addetti ai lavori. La giornata del pi-greco, il meraviglioso numero indicato con una lettera non deve essere soltanto la festa dei matematici. Lo ha giustamente scritto Maurizio Codogno in un prezioso libricino intitolato Chiamatemi pi greco: questo “numero” è un protagonista a tutto tondo non solo della matematica ma persino della nostra vita. Senza dimenticare che ha una lunga storia – forse anche prima dei Greci – e che ha percorso tutto il mondo. Ed è oggetto di continue ricerche che in molti casi hanno permesso di vedere le cose in modo diverso rispetto a come è sempre stato. Il che come sappiamo non è mai facile. Lasciamo agli studiosi le spiegazioni di perché questo numero, costante matematica che può essere solo approssimata al noto 3,14, continua a sorprendere. E dobbiamo davvero essere curiosi e meravigliati di come quel valore approssimato è composto da infinite cifre decimali che non si ripetono mai nello stesso modo.

I matematici cercano una risposta, i non matematici devono apprezzare il misterioso fascino della non ripetibilità. Chiamiamola sfida per pensare che quanto sembra impossibile è possibile? Insomma la festa del pi greco dovrebbe davvero essere simbolo di quella sosta nel deserto dei cammelli: informazioni da caricare ma nel contempo scaricare la zavorra di certi inutili stereotipi. Ognuno può scegliere di che cosa alleggerirsi. O pensare che il pi greco non è solo un numero ma “un concetto che spinge l’uomo a riflettere sulla propria posizione nell’universo e sulla costante spinta verso l’innovazione e la scoperta”. Magari guardando la luna rossa di marzo e leggendo i bei versi di Wisława Szymborska dedicati Pi greco:

È degno di ammirazione il Pi greco
tre virgola uno quattro uno.
Anche tutte le sue cifre successive sono iniziali,
cinque nove due, poiché non finisce mai.
Non si lascia abbracciare sei cinque tre cinque dallo sguardo,
otto nove, dal calcolo,
sette nove dall’immaginazione,
e nemmeno tre due tre otto dallo scherzo, ossia dal paragone
quattro sei con qualsiasi cosa
due sei quattro tre al mondo.

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