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Politica

VISIONE STRATEGICA

GIUSEPPE ADAMOLI - 14/03/2025

?????????????????????????????????????????????Tante sono le domande sul piano da 800 miliardi approvato la settimana scorsa dal Consiglio Europeo per rendere l’Europa più sicura e protetta. Detto che il termine ReArm ha creato delle inquietudini e anche a me non piace, alla fine la domanda davvero decisiva si può riassumere in questo modo: sarà una spesa che rafforza l’integrazione e l’unità politica dell’UE?

In sostanza, l’Europa che pensa ed agisce come uno Stato, secondo la ripetuta invocazione del Presidente Sergio Mattarella, è un interrogativo sospeso nel vuoto oppure un traguardo raggiungibile seppure ancora lontano?

Per avere il quadro reale della situazione ed evitare sia i pregiudizi ideologici che le semplificazioni grossolane, va detto che: 1) Nell’attuale ordinamento una tale decisione spetta al Consiglio Europeo composto dai Capi di Stato o di governo dei 27 Paesi dell’Unione. 2) Nel Consiglio vige il metodo dell’unanimità e quindi il compromesso è ancora più obbligato e difficile del solito.

Siamo di fronte ad una urgenza generata da un improvviso e dirompente stato di necessità, vale a dire di fronte al terremoto politico causato da Trump e dalla sua volontà di capovolgere, o di indebolire, il nostro sistema delle alleanze fondato principalmente sulla Nato. Senza questa possibile cesura storica l’obiettivo che si vuole raggiungere sarebbe stato aggirato per l’ennesima volta.

Lasciando l’analisi tecnica del piano di finanziamento a chi se ne intende, i punti politici chiari sono due e dovrebbero interessare tutti noi: uno riguarda la visione e la strategia politica dell’Europa e l’altro riguarda la qualità e la quantità degli investimenti finanziari messi in campo.

Nel merito della strategia, l’UE è chiamata finalmente a decidere se avere, oppure no, una propria Politica Estera e di Difesa senza mettere in discussione la Nato (il che viene semmai fatto dagli USA di Trump). Anche se il ribaltamento delle alleanze americane non sarà alla fine così profondo quale oggi appare, l’Europa dovrebbe compiere un passo decisivo verso un sistema davvero federale.

Come afferma Lucio Caracciolo (apprezzato analista di politica internazionale) ci vorrà tanto tempo prima di poter prescindere dagli Stati Uniti. In ogni caso il “riarmo” deve essere dell’Ue e non dei singoli Stati e sarà comunque lungo e pieno di insidie. Basti pensare alle necessarie premesse anche solo per avere un’idea dell’impresa, vale a dire all’integrazione delle principali aziende del sistema di Difesa, alla cooperazione tecnologica e operativa, ai programmi e acquisti comunitari, al sistema di comando militare ed altro ancora.

Nel merito degli investimenti il piano, naturalmente complicatissimo, sembra puntare sulle deroghe ai vincoli del patto di stabilità dei singoli Stati più che sulla dimensione davvero europea di tutti gli sforzi necessari. In ogni caso, oltre alla quantità di spesa è essenziale il suo efficace coordinamento che sembra per certi aspetti latitare.

In conclusione, mi iscrivo fra coloro che si sentirebbero più tranquilli e fiduciosi se il piano dell’UE di 800 miliardi fosse imperniato principalmente, e non esclusivamente, sulla Difesa comune e l’indebitamento fosse di tutti insieme come avvenuto come avvenuto per il Recovery Plan in risposta al Covid.

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