In occasione di questo 8 Marzo mi ero ripromessa di approfondire il fenomeno del nuovo femminismo che anima le piazze del Paese, anche con la speranza di trovarci delle novità che potessero rianimare l dibattiti sul tema ormai affetti dalla ripetitività e da una noiosa e talvolta banale rivisitazione.
Nelle istanze del femminismo di nuova generazione, del neo e dell’ecofemminismo mi era parso che fossero rimaste poche tracce del passato storico del femminismo. Con la delusione di intuire che le “ragazze”, molte delle quali nate nel secolo del nuovo millennio, fossero disinteressate al riconoscimento di quanto ottenuto dal lavoro delle donne del Novecento.
Mi sono imbattuta in termini, slogan e a parole d’ordine di nuovo conio che intendevo approfondire.
Anche l’approccio al tema e le modalità messe in atto dalle giovani donne in Italia e nel mondo sono sostanzialmente diversi, anche perché hanno la forza dirompente di una gioventù dotata di energie, di moderni strumenti di conoscenza e di interessanti legami con il femminismo globale.
Negli ultimi due decenni abbiamo visto le neo femministe riempire i cortei per l’ambiente e quelli per la pace, mettendo in evidenza la finalità prevalente del loro agire: studiare i fenomeni oltre il femminismo, collegare le lotte ad altre lotte, come nel caso del ME TOO, unire più generazioni tra loro per guidare un cambiamento condiviso.
Ho dovuto superare qualche resistenza nei confronti del neofemminismo, riconosco di aver nutrito qualche pregiudizio a partire dal pensiero che le ragazze dell’ultima generazione vivano di rendita avendo alle spalle le vecchie femministe, in prevalenza baby boomers, che hanno aperto la strada alle oggi date per scontate.
Riconosco che la società ha bisogno degli sguardi nuovi delle giovani donne con la loro proattività maturata nei luoghi dello studio, nei movimenti ambientalisti, nei gruppi politici dove hanno saputo esercitare libertà sconosciute alle generazioni precedenti.
Alle neo femministe lasciamo in eredità lotte che sono ancora in atto: per la piena parità di genere, per un salario equo, per leggi che consolidino i livelli di parità raggiunti.
Affidiamo a loro la battaglia delle battaglie: quella contro la violenza di genere che potrà essere vinta nell’arco di ulteriori decenni di impegno in ambito educativo, sociale e culturale.
Possiamo accogliere il loro impegno contro l’omofobia e contro l’odio online; apprezzare che rivendichino la parità anche nel mondo della tecnologia e pretendano un’equa rappresentazione del femminismo nei media e nella politica.
Le neo trans femministe si dichiarano altresì “intersezionali”, cioè affermano che le diverse forme di oppressione non agiscano separatamente ma si intreccino tra di loro in modo da creare discriminazioni sempre più pesanti. Si orientano verso una lotta più ampia che comprende l’abbattimento delle barriere che impediscono il dialogo e la condivisione dei problemi globali dell’umanità. Si pongono dunque come movimento mondiale per il cambiamento della società.
Voglio credere che femministe vecchie e nuove riescano a trovarsi unite nella diversità condividendo il denominatore comune del desiderio di uguaglianza e di giustizia che ha animato e tuttora anima le lotte delle donne per la libertà di ieri e di oggi.
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