C’è, ci deve essere, un domani in nome di Sandro Galleani a Varese e nell’Italia del basket.
Un qualcosa di concreto che segua i giorni dell’addio, delle lacrime, delle presenze che hanno trasformato il suo funerale di martedì a Gazzada nel più fascinoso e ricco “museo delle cere” che la storia della pallacanestro italiana possa vantare, nel quale, però, al posto delle statue, sono sfilati i campioni in carne e ossa.
Tutti, almeno un giorno, curati dalle sapienti mani di Sandrino. E, per questo, a lui eternamente grati e legati.
Per chi ha conosciuto intimamente la “Leggenda Galleani” il primo memento è tanto semplice da dire quanto difficile da eseguire: si tratta di portare avanti nelle quotidianità i grandi valori che lo storico masseur prealpino ha incarnato. La saggezza, la semplicità, l’attenzione agli altri, la disponibilità, il parlare con il cuore e non solo con le corde vocali, la capacità di fare passi avanti ma anche indietro a seconda delle situazioni della vita: scriviamo di doti morali e intellettuali non facili da trovare (soprattutto tutte insieme in uno stesso “contenitore”), né da mettere in pratica, ma che costituiscono senza dubbio una sorta di guida del buon vivere che allontana dagli egoismi e dall’autorefenzialità, due dei grandi mali di quest’epoca.
È tuttavia della figura pubblica che vorremmo argomentare in questa sede e della quale bisognerebbe “saper che fare” per non disperderne l’importanza storica, per rendere più sopportabile la sua mancanza e per colmare una perdita che – insieme ad altre che il tempo inesorabile prima o poi decreterà – rischiano di mettere in crisi l’esistenza stessa dell’epopea cestistica varesina per come l’abbiamo doverosamente interiorizzata.
È estremamente urgente e fondamentale, infatti, che la Pallacanestro Varese non smarrisca per strada il suo passato, intenta com’è a “resistere” in un presente completamente diverso dai fasti di ieri e a programmare non senza difficoltà i giorni che verranno.
E allora ecco idee innanzitutto semplici, come quella di ricordare Galleani in primis con un evento che richiami a Masnago tutti i suoi “ragazzi”, come lui richiamava, che poi altro non sono che le altre leggende che hanno reso inimitabile questa società: ma ve la immaginate un’esibizione sul parquet del Lino Oldrini che coinvolga Bob Morse, Manuel Raga, Corny Thompson, Dino Meneghin, Aldo Ossola, Marino Zanatta, Gianmarco Pozzecco, Andrea Meneghin e chi più ne ha, più ne metta?
Non si tratterebbe di basket, si tratterebbe di cuore.
E poi ancora, sempre pensando al Galleani come elemento di “raccordo” per “spogliatoi” di squadre che hanno sfidato e battuto le più grandi antagoniste rinvenibili in Europa, perché non organizzare ogni anno una kermesse prestagionale con partite amichevoli in cui affrontare team come il Maccabi Tel Aviv, la Stella Rossa di Belgrado, il CSKA di Mosca, le formazioni ateniesi, il Paok Salonicco e l’Olimpia Milano?
Andiamo oltre, perché quel che sarebbe davvero necessario è trovare un qualcosa che riesca a coniugare il passato al futuro nel modo proficuo possibile, quindi Sandro (il passato) con i giovani (il futuro)…
Una strada ci sarebbe e non pare nemmeno particolarmente irta di ostacoli: perché non intitolargli uno dei due tornei primaverili che si svolgono ogni anno a Varese e coinvolgono i settori giovanili, facendo ogni volta convogliare sotto al Sacro Monte centinaia e centinaia di giovani da tutto il mondo? Non volendo “toccare” per ovvie ragioni il “Garbosi”, quello riservato ai ragazzi più piccoli e dedicato alla memoria del grande “Rico”, ci sarebbe quello partecipato dalle “under 17” che oggi si chiama “Giovani Leggende”, un titolo anonimo che potrebbe essere proficuamente trasformato in “Torneo Sandro Galleani”.
La sua organizzazione è oggi nelle mani de Il Basket Siamo Noi, il support trust di Pallacanestro Varese, associazione che negli ultimi anni si è spesa grandemente per sviluppare i legami sociali del club che quest’anno compirà 80 anni: affidare a loro il compito di accostare il nome di Galleani all’iniziativa agonistica in oggetto sarebbe garanzia di abnegazione, di cura, di grazia.
In una parola: di successo.
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