La Quaresima è un tempo favorevole per recuperare i lineamenti della nostra coscienza. Riscopriamo il Crocifisso come un grande specchio, per guardare in faccia a noi stessi.
Ci aiutano i personaggi delle favole. Le loro storie sembrano magiche, ma la realtà è sempre e per tutti complicata. Così è successo al brutto anatroccolo. È diventato splendido cigno dopo aver sofferto umiliazione, frustrazione, solitudine.
È facile teorizzare che il proprio valore non dipende dall’approvazione degli altri. Viverlo è difficilissimo. Quante speranze deluse e attese mancate!
Il brutto anatroccolo diventato cigno, sa davvero vivere per se stesso senza dipendere dagli altri? Siamo sicuri che dopo la trasformazione sia stato bene? Le anatre non lo vogliono più, si sentono tradite. I cigni tengono le distanze: è come loro, ma non uno di loro. Altri lo criticano incartandosi nel dibattito. Lui, bello e dannato, si trova solo. E visse infelice e scontento.
Noi crediamo alle favole ma, nonostante l’impegno, ci sentiamo incompresi. Quante sofferenze schiacciate dietro tanti “sto bene”. Quante ferite nascoste sotto i sorrisi tirati del “tutto ok”. Quante lacrime deglutite in un “non fa niente, non importa”.
Anche Gesù è stato tentato al benessere senza sacrifici usando scorciatoie, alla religione senza cammino di fede e impegno morale, al sentirsi il centro del mondo pensando solo ai propri comodi. Il Male è furbo, ammaliante con favole facili.
Il racconto della creazione presenta la tentazione buona al gusto, gradevole agli occhi, desiderabile ai pensieri. Per il brutto anatroccolo o bel cigno (e noi) c’è bisogno di un cambio di prospettiva, di “conversione” come insegna la Quaresima.
Non è questione di aspetto, ma di visione di sé. Che uno sia anatroccolo o cigno, ciò che rende bello o brutto non è l’apparenza, l’apprezzamento, il ruolo, le circostanze, ma il modo con cui ciascuno guarda in faccia a se stesso.
La vita ti sorride se tu ti poni sorridendo. Allora ti sentirai bell’anatroccolo, anche con mille cicatrici. Al contrario ti percepirai un brutto cigno, infelice e scontento, se non sarai capace di una “scelta di qualità” tra ciò che affascina e ciò che realizza, tra prezzo e valore. La quaresima non è “il di meno” di una dieta laccata di sacro, ma è “il di più” di una ricerca del valore di se stessi.
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