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Pensare il Futuro

AZZARDO L’ATOMO

MARIO AGOSTINELLI - 07/03/2025

Alcuni esempi di reattori SMR

Alcuni esempi di reattori SMR

Non è certo un caso che il governo Meloni abbia presentato nello stesso giorno, venerdì 28 Febbraio, la mancia sul caro bollette e l’invenzione del nucleare sostenibile e pulito da reintrodurre in Italia. In effetti, L’Italia di Pichetto Fratin non sa innovare i sistemi energetici del futuro e si limita a ridurre per tre mesi la bolletta elettrica per lo scaglione Isee più basso, mentre rilancia il nucleare, che renderà le bollette assai più care e l’ambiente impraticabile per i rischi di incidente diffusi e per la militarizzazione del traffico delle scorie in larghe porzioni di territori interessati.

La transizione energetica in Italia segna il passo: grave è ritardo per il passaggio alle rinnovabili e l’insistenza sul gas per favorire gli extraprofitti delle lobby dell’energia fossile. Nelle scelte del governo il caro bollette rimarrà implicitamente sottaciuto non solo nell’immediato, ma anche nel lungo periodo, soprattutto se ci si abbandonerà ai costi previsti del nucleare, valutati dai 170 ai 250 €/Mwh contro i 50 delle rinnovabili, rese continue dall’assistenza di pompaggi e batterie al costo di soli 10 €/Mwh.

La filiera europea dell’energia pompaggi-solare-eolica sta già aumentando. Il settore sta attualmente investendo più di 10 miliardi di euro per costruire nuove fabbriche per turbine/pale, torri, cavi e sottostazioni offshore, o per espandere quelle esistenti, oltre che collegare impianti solari a stoccaggi e, in prospettiva, alle batterie dei veicoli elettrici che sostituiranno quelli a motore endotermico.

Ipotesi in grande espansione in Germania, Spagna e Portogallo, ma, qui da noi, addirittura scongiurate perfino dagli AD delle corporation a partecipazione pubblica, che ripagano gli azionisti privati con la prospettiva di speculare oltre il 2050 ancora con un mix di combustioni fossili così impattanti sulla crisi climatica.

Si dice che i data center e l’intelligenza artificiale (IA), che rappresentano una parte dell’aumento del fabbisogno di elettricità, potrebbero consumare fino al 9% della produzione di elettricità europea entro il 2030, più che raddoppiando rispetto al 4,5% del 2024, ma ci sono molte ragioni per cui debbano utilizzare quantità sostenibili di energia rinnovabile resa continua dagli stoccaggi e dall’impiego di idrogeno verde.

Nemmeno nel caso della IA l’energia nucleare rappresenta una soluzione praticabile dato che i micro-reattori (AMR) e i mini-reattori (SMR), che piacciono tanto al ministro dell’ambiente, non potrebbero mai svolgere un ruolo fondamentale con un costo almeno triplo rispetto alla soluzione sostenibile di sole, vento e acqua.

Il ritorno del nucleare in Italia, che l’attuale governo scandisce con supponenza, ha questo aspetto paradossale: un richiamo per entrare fra dieci, quindici anni nel club dei dipendenti dalle riserve di uranio, che sono sottoposte ai controlli delle alleanze militari e ledono l’autonomia energetica, ancor più quanto più si affermano nell’epoca delle guerre mondiali a pezzi. E cosa ne sarà del clima fra tre lustri il tempo minimo di commercializzazione degli AMR e SMR? Naturalmente, per rendere plausibile uno scenario in linea con il presentismo e con il disorientamento sulle emergenze in corso e non con il principio di precauzione, si ricorre ad un criterio colto come accogliente dalle lobby energetiche e confindustriali, ma opportunamente avversato da subito dalla CGIL: la “neutralità tecnologica” delle proposte in gioco, ovviamente estese all’atomo e al gas “sostenibili”. Preoccupa intanto una nota della CISL che sta al gioco del governo e si premura di vederne le carte (truccate?)

Il timing del governo per il rilancio dell’atomo è un autentico azzardo, che conta sulla mancanza di dibattito pubblico: regole per i nuovi impianti nucleari entro l’autunno, fine del processo normativo nel 2025, già dal 2030 le prime autorizzazioni all’insediamento di reattori sostenuti da sovvenzioni pubbliche per recuperare i costi effettivi dell’energia e scaricare sulle future generazioni i rischi insoluti dovuti alle dismissioni e alle scorie. E, allora, per quanto tempo e per quante generazioni dovremo ripagare i costi in bolletta ben oltre le mance che governi imprevidenti ci rifilano con commiserazione non per niente caritatevole, ma sospetta di copertura di extraprofitti da occultare all’opinione pubblica?

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