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Attualità

NON SOLO PARITÀ

GIANFRANCO FABI - 07/03/2025

italia_generale8 marzo. Come tradizione è il giorno della festa della donna, una giornata che sarebbe più corretto definire Giornata internazionale della donna, dato il carattere celebrativo e di riflessione che dovrebbe avere.

Era il 1911 quando l’8 marzo un gruppo di operaie di un’industria tessile di New York stava scioperando da giorni contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare. Per stroncare la protesta, i proprietari dell’azienda avevano bloccato le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire: scoppiò un incendio e 134 lavoratrici persero la vita. Un altro 8 marzo sei anni dopo, nel 1917, oltre a tutti gli uomini in rivolta, molte operaie russe scesero in strada a protestare contro lo zar e perciò anche questa data viene ricordata come determinante per la storia del genere femminile.

Ma veniamo all’oggi. La festa della donna è ormai caratterizzata da quella che una volta si chiamava “emancipazione femminile” e che ora è essenzialmente una ricerca della parità, delle pari opportunità, della lotta alle discriminazioni.

L’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile ha tra i suoi obiettivi proprio la parità di genere: l’obiettivo 5 mira infatti a ottenere la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione.

La strada da compiere è ancora lunga tenendo conto che nessun paese al mondo può vantare di poter garantire l’assoluta parità di genere tenendo conto di quattro ambiti generali: la partecipazione economica e le opportunità sociali; il livello di istruzione; la salute e la speranza di vita; la presenza nella dimensione politica. Ma ci sono paesi virtuosi, che si stanno avvicinando al traguardo, e paesi, come l’Italia, che camminano verso la parità, ma a passo di tartaruga.

Lo afferma il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum (Wef), che ogni anno rileva lo stato del divario di genere nel mondo. Il punteggio globale del divario di genere nel 2023 per tutti i 146 paesi inclusi in questa edizione si attesta a quota 68,6%, in miglioramento di soli 0,2 punti percentuali rispetto all’edizione dell’anno precedente.

Al ritmo attuale di progresso, afferma il rapporto Wef, ci vorranno 131 anni a livello globale per raggiungere la piena parità. Anni che diventano 169 per la parità economica e 162 anni per quella politica.

I nove paesi più virtuosi (Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia e Lituania) hanno colmato almeno l’80% del loro divario. L’Islanda a 91,2%, l’unico oltre quota 90, si è confermata per il 14mo anno al primo posto. La top five mondiale è completata da altri tre paesi nordici, Norvegia (87,9%), Finlandia (86,3%),  e Svezia (81,5%), e un paese dell’Asia orientale e il Pacifico, la Nuova Zelanda (85,6% ).

L’Italia a quota 70% si posizione al 87simo posto, un poco superiore alla media mondiale, ma con una perdita di 8 posizioni rispetto alle rilevazioni 2023, e mantenendo un’ampia distanza rispetto a numerosi Paesi dell’eurozona, dove ad esempio la Germania si conferma al sesto posto (81,5%) e la Spagna al 18esimo.

Anche sul fronte dell’occupazione i dati italiani sono disarmanti. Con un tasso di occupazione femminile che si è attestato al 51,3%, cioè un minuscolo 0,5% in più rispetto ad un anno prima. La media europea delle donne occupate (62,7%) appare molto distante. Anche la crescita dei posti di lavoro che si è registrata negli anni post pandemia ha infatti fortemente privilegiato la componente maschile. I dati Istat fotografano una situazione tutt’altro che incoraggiante per le donne: su 334mila occupati in più registrati in un anno (dicembre ’21 vs ’22), 296mila erano uomini (oltre l’88%) e 38mila donne.

Ma al di là dei dati bisogna comunque sottolineare come stia crescendo la consapevolezza della necessità di impegni concreti dei politici e degli imprenditori non solo per raggiungere la parità, ma anche andando oltre, rispettando e valorizzando le diversità. Per esempio migliorando le strutture (asili nido) e le condizioni di lavoro (flessibilità) per lasciare aperta alle donne la strada della maternità. Una dimensione essenziale in una società, come l’attuale, dove il declino demografico è un’emergenza sempre più grave.

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Inquadrando questo QR code i lettori di Rmfonline possono scaricare liberamente il quaderno de “Il sussidiario” dal titolo “L’economia è donna” dedicato all’educazione finanziaria e curato dall’autore di questo articolo. Buona lettura.

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