Aldo Ossola, mito dello sport varesino, compie 80 anni. Lo farà il prossimo 13 marzo.
Ricordare chi è Aldo Ossola pare superfluo: ciò che ha rappresentato e sempre rappresenterà per il basket del nostro territorio, e non solo, è racchiuso in pochi ma straordinari numeri che ricordano i suoi successi con le insegne di Ignis, Mobilgirgi ed Emerson: 7 scudetti, 5 Coppe dei Campioni, 4 Coppa Italia, 2 Coppe Intercontinentali, una Coppa delle Coppe. In Nazionale Ossola vanta 35 presenze e la conquista della medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo del 1967, oltre alla partecipazione alle Olimpiadi del 1972 a Monaco di Baviera. Con la Nazionale militare ha conquistato il titolo di campione del mondo nel 1966.
Dal 2008 fa parte della Hall of Fame del basket italiano.
Ma, oltre a vantare questa fantastica lista di conquiste, Aldo Ossola detiene due primati che molto difficilmente qualcuno riuscirà a togliergli, anche in un futuro molto lontano: innanzitutto è l’unico giocatore in assoluto ad avere disputato dieci finali consecutive di Coppa dei Campioni (l’attuale Eurolega), tra il 1970 e il 1979, alle quali si può aggiungere anche la finale di Coppa delle Coppe del 1980.
Inoltre Ossola è stato tesserato dalla Federazione Italiana Pallacanestro, come giocatore, per ben 54 anni, tra il 1955 e il 2009, quando ha definitivamente appeso le scarpette al chiodo. Dopo avere vestito le maglie della Robur et Fides (Prealpi), della Pallacanestro Varese (Ignis, Mobilgirgi ed Emerson) e della Pallacanestro Milano (All’Onestà), giocando a livello professionistico, Ossola è stato infatti sempre tesserato per lo Sporting Varese, squadra che ha partecipato ai campionati minori (Promozione e Prima divisione) e in cui sono transitati anche diversi altri personaggi illustri del basket varesino che non si rassegnavano… alla pensione.
Ma, al di là di numeri assolutamente eloquenti, Aldo Ossola è stato sempre un esempio, a tutto campo.
In tanti, tantissimi anni di carriera, ai massimi livelli internazionali e nelle palestre di periferia, mai una squalifica! Di più: un unico fallo tecnico subìto da professionista. Glielo affibbiò l’arbitro Zanon a Masnago: il direttore di gara veneziano gli fischiò un’infrazione e Ossola, che non era d’accordo, reagì con una risatina, punita con un secondo fischio.
Aldo Ossola passa per un mite ma… non sempre è stato così. Quando è stato il momento di farsi sentire, Aldo lo ha fatto, almeno in un paio di occasioni. Una prima volta accadde alla fine del campionato 1964-65: Aldo, solo ventenne, era approdato dalla Robur et Fides all’Ignis che aveva appena conquistato il suo secondo scudetto; ma quell’ambiente, così diverso da quello che aveva lasciato, non lo avvertiva suo e così a fine stagione, in un colloquio a quattr’occhi con Giovanni Borghi, chiese di andare via, lasciando esterrefatto e furioso il Cumenda.
Aldo fu poi protagonista di una seconda “ribellione”, nel marzo del 1971, dopo che l’Ignis aveva perso al Palalido la sfida con il Simmenthal, di un solo punto, a causa di una decisione contestata dell’arbitro Bianchi proprio a carico dello stesso Ossola. Rabbioso per quella che aveva giudicato una grande ingiustizia, Ossola inviò una lettera alla Federazione con cui rifiutava la convocazione in Nazionale che gli era arrivata solo qualche giorno prima. Un gesto davvero forte.
E’ un peccato che tanti spettatori che oggi siedono sugli spalti del palasport di Masnago non abbiano potuto vedere in azione non solo Aldo Ossola ma anche tutti gli altri fuoriclasse che gli sono stati accanto nel periodo aureo dell’Ignis-Mobilgirgi-Emerson. Il basket di oggi è radicalmente diverso da quello di quarant’anni orsono, cinque o dieci volte più veloce; ma gli esempi dei campioni sono sempre lì e potrebbero insegnare anche oggi, tra le molte cose, ciò che serve a una squadra per essere grande e suggerire a una società ciò che serve per allestire una grande squadra; a cominciare dallo spirito di appartenenza, che per la grande Ignis era sinonimo di varesinità e di forte amicizia anche fuori dal campo (particolari che Aldo ha sempre sottolineato e considerato decisivi) e che oggi dovrebbe ovviamente poggiare su criteri un po’ differenti, almeno per quanto riguarda il primo aspetto, ma sempre possibili da individuare e da inseguire. A volte copiare o imitare può rivelarsi più utile e intelligente che “inventarsi” originali ad ogni costo; e Dio sa quanto bisogno ci sarebbe oggi di tanti “copioni” di Aldo Ossola e dei suoi meravigliosi compagni d’avventura…
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