Bra 65 punti; NovaRomentin 54; Varese 53; Vado 51; Ligorna e Gozzano 47: è la classifica, relativa solo alle prime posizioni, del girone A della serie D dopo 29 giornate, dunque con nove partite ancora da giocare, ed è anche la certificazione, sia pure non suffragata dall’aritmetica, che la squadra biancorossa non sarà promossa in serie C.
In realtà, considerando il ritiro dal campionato dell’Albenga e la particolare situazione che si è venuta a creare (chi, come il Varese, aveva già affrontato e battuto i liguri si visto togliere i tre punti, mentre chi li deve ancora incontrare, come il Bra capolista, beneficerà di un turno di riposo), le lunghezze di ritardo accusate dai biancorossi sarebbero in realtà soltanto 9. Ma la sostanza non cambia di molto…
Il Varese, dunque, fallisce per il secondo anno consecutivo l’approdo al calcio professionistico e qualche rimpianto, sicuramente, affiora. Nello scorso campionato la squadra affidata a Corrado Cotta chiuse al terzo posto, con 66 punti, alle spalle di un imprendibile Alcione (79 punti in 38 gare) e del Chisola (72); quest’anno tocca al Bra fare la parte del leone, con una media punti sin qui persino superiore a quella tenuta dai milanesi un anno fa (2,24 contro 2,08).
Come si sa, nel campionato di serie D solo la prima classificata di ciascuno degli otto gironi che la compongono (in tutto sono 168 contendenti) conquista la promozione in serie C e i playoff non fanno alcuna promessa alle squadre che li disputano; il Varese, infatti, li vinse nella stagione 2021-22, sotto la guida di Gianluca Porro, e poi non accadde nulla…
Sperare in una promozione “a tavolino” sarebbe solo un esercizio di illusione. Innanzitutto bisognerebbe contare su eventuali disgrazie altrui, e cioè che qualche squadra di serie C non riesca a iscriversi al prossimo campionato; ma soprattutto sarebbe necessario affrontare, sempre che si creino i presupposti per questa remota possibilità, spese non proprio irrisorie: 300.000 euro di cauzione a perdere e altri 300.000 euro per una fidejussione che garantisca in parte le spettanze dei tesserati. A questi denari bisognerebbe aggiungere quelli necessari per allestire una squadra degna della serie C e per avviare i lavori di adeguamento e messa a norma dello stadio “Franco Ossola”, costi che verrebbero probabilmente sostenuti dal Comune, proprietario dell’immobile, ma ai quali la società dovrebbe sicuramente concorrere. Va da sé che la situazione sarebbe difficilmente sostenibile…
Antonio Rosati, patron “nascosto” ma non troppo, lo stesso capace di riportare nel 2010 il Varese di Beppe Sannino in serie B dopo 25 anni di assenza dalla serie cadetta e di sfiorare addirittura la serie A nei due anni successivi (chi ha scordato la finale playoff con la Sampdoria nel 2012?), sta portando avanti un programma che sposa realismo e ambizione e ha chiamato a metterci la faccia il figlio Giovanni, al quale ha affidato il ruolo di direttore generale, una ulteriore garanzia di serietà e di ottime intenzioni. Il recupero del centro sportivo delle Bustecche destinato alle formazioni giovanili è la dimostrazione della bontà del programma della dirigenza biancorossa ma, ahinoi, a contare più di ogni altra cosa sono i risultati sul campo della prima squadra. E allora la speranza è che queste ultime partite di campionato servano a chi dovrà compiere le scelte in vista della prossima stagione per comprendere al meglio ciò che serve per vincere, la sola cosa che conta in serie D, vestendo i panni che sono stati due anni orsono dell’Alcione e quest’anno del Bra. Disputare un campionato di vertice costa, costa parecchio, anche a questo livello: mal contati, un milioncino di euro. E gettarli dalla finestra, restando a fine campionato con un pugno di mosche in mano, non dev’essere una sensazione così gradevole…
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