Dunque a Washington c’è un nuovo sceriffo. Ed è uno sceriffo che non si fa neanche tanti problemi a spararla grossa, ma più grossa che non si può.
Ora, superato un certo imbarazzo nell’ascoltare un atteggiamento simil bovaro stile vecchio cowboy e pensato quasi spontaneamente che a Washington ci sia in questo momento più Jesse James che Wyatt Erp, così, tanto per stare nella storia a stelle e strisce dei miti della frontiera, penso che qualche considerazione si possa fare, anche se senza pretese.
La prima considerazione è per carità di patria. La nostra Giorgia nazionale non sembra averla imbroccata in quanto a rapporti internazionali.
Si illudeva del rapporto presunto privilegiato col nuovo “sceriffo” e ci siamo ritrovati ora con i dazi che colpiscono l’Europa e quindi anche l’Italia. Con le dita negli occhi messe ai Governi europei dal vice sceriffo nella sessione sulla sicurezza a Monaco, dove, sostanzialmente, ha detto che le regole, i valori e i metodi del nuovo corso americano sono distanti anni luce da quelli del vecchio continente e lo ha detto brutalmente. Poi, così, tanto per dare un segnale e chiarire a chi vanno le simpatie del nuovo corso USA, lo stesso vice sceriffo se n’è andato a colloquio, a poche settimane dalle elezioni tedesche, dalla leader dell’AFD, partito di estrema destra, tanto estrema che neanche la Le Pen lo vuol frequentare.
E dunque, la Giorgia nazionale si è trovata a cercare di fare la “furbetta” al tavolo convocato da Macron sostenendo che, sì Trump e il vice avevano esagerato, ma che sull’Ucraina bisognava mediare.
Insomma, a me pare che la “grande strategia” messa in piedi dalla leader di FdI fatta di presunti rapporti privilegiati con il nuovo Commander in Chief degli USA, fatta di presenze in Florida nella villa del tycoon, di unica leader europea presente al giuramento e altre amenità tanto ben raccontate a noi italiani, insomma non abbia poi portato bei frutti, ma anzi abbia palesato di quanta debolezza consta l’atteggiamento “provinciale” nel grande gioco internazionale.
Queste settimane, e passo alla seconda considerazione, hanno dimostrato come il tentativo e l’intenzione del nuovo sceriffo di Washington siano identici a quello di Putin: spaccare l’Europa, impedire che il vecchio continente si costituisca come soggetto “forte” e competitivo sul piano economico e commerciale nel confronto tra USA, Cina e in parte anche rispetto alla Federazione Russa e, oserei dire, anche verso i Paesi emergenti.
I russi perseguono un revanscismo imperialistico, un sentimento nostalgico più simile alla vecchia URSS che non alla Russia zarista, e per questo, visto anche la brutalità putiniana, dobbiamo temere l’uso della forza e delle armi da parte di chi non ha alcun rispetto del diritto internazionale, ma ha un unico credo: “la potenza” anzi la “prepotenza. Tant’è che i più preoccupati sono i Paesi ex “fratelli” del blocco sovietico.
Lo sceriffo, invece è meno “imperiale” e più pragmatico, si “accontenta” della sola frantumazione dell’Europa, perché trattare con i singoli Stati è più facile e più economico che avere un fronte di 500 milioni di abitanti uniti sotto lo stendardo azzurro con la corona di stelle.
A questo si aggiunge la strategia dell’internazionale nera guidata da Musk che vuole unire sotto un’unica bandiera, quella della tecno-destra, tutte le frange estreme del vecchio continente così da dargli il colpo di grazia e ritornare al luogo delle piccole nazioni e delle monete nazionali.
Ultima considerazione. Giocare a fare quelli che hanno i rapporti privilegiati con lo sceriffo non paga, ci isola, ci rende inaffidabili come nazione e ci espone alle imbarazzanti uscite del più imprevedibile tra gli imprevedibili, il “nuovo sceriffo di Washington”, l’eterno immobiliarista di New York City. E il silenzio assordante della nostra Giorgia nazionale dopo le uscite di Trump contro il Presidente Ucraino e la falsa idea che la guerra sarebbe colpa dell’Ucraina lasciano solo presagire, in un futuro neanche tanto lontano, l’allineamento della leader di FdI alle ardite e false tesi dello sceriffo. Dobbiamo solo aspettare. I “furbetti del quartierino” dopo tutto, alla fine mostrano sempre di che pasta sono fatti.
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