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Apologie Paradossali

E LA MUSICA?

COSTANTE PORTATADINO - 21/02/2025

sanremo(S) Dicono tutti che Sanremo è stato un successo e i numeri, ovvero gli ascolti, lo confermano. Ma è lecito, non dire il contrario, ma svolgere un discorso diverso?

(O) Certo, ma non farci la tiritera passatista.

(S) Non negativo, diverso. La musica? La lascio per ultima, proprio perché mi sembra finita all’ultimo posto delle preoccupazioni.

 La prima: AUDIENCE, gli ascolti. Mica difficile con il bombardamento mediatico-pubblicitario che la RAI può permettersi, producendolo in casa, gratis; anzi come promozione per la raccolta pubblicitaria specifica delle serate festival.

Seconda: CANTANTI, da tempo non è più una gara delle canzoni, ma dei cantanti. Forse nemmeno una gara, non dico che possa essere totalmente leale, ma un po’ il sospetto che sia una ‘promozione’ non solo di nuove proposte e di vecchi ritorni (spesso infelici), soprattutto di possibili personaggi ‘top players’, futuri leaders del mercato.

(O) Si spiega: una canzone dura qualche mese, un cantante durerà anni, se sarà fedele alla scuderia che lo lancia.

(S) Terza: RETROSCENA, il gossip non è una novità. Da vecchietto quale sono, ricordo che anche nei primissimi degli anni ’50 il pastone dei giornali e delle riviste popolari non risparmiava niente e nessuno. Deve succedere qualcosa di polemico, sennò di che scriviamo?

Quarta: MESSAGGIO socio-politico. Per diversi anni è stata forse la prima, quest’anno il messaggio (paradosso?) è stato il suo ridimensionamento: assenza di monologhi-pistolotti, come se il festival, occasione mondana, non dovesse giustificarsi alle caste orecchie della cultura sinistrosa. In stracompenso addirittura il Papa, ma in forma semplice e discreta.

(O) Questo tema è però essenziale nel nostro dibattito, porta allo scoperto la lotta per l’egemonia culturale, l’occupazione dello spazio NAZIONAL-POPOLARE; Sanremo è il timone dell’intera annata di festival, tournée, stadi e campi-volo, per non dire di radio e Spotify. Qui dovremmo davvero entrare in merito: quali contenuti musicali, poetici e persino morali sono stati veicolati quest’anno?

(C) Ritorniamo ai dati oggettivi: la classifica finale è nota e ha suscitato perplessità e qualche malumore, confrontiamola con un’altra, più oggettiva, quella delle audizioni in radio; non è l’unica, prendiamola per indicativa. Le prime cinque canzoni, pardon… i loro interpreti, diventano:

Incoscienti giovani, Achille Lauro. Cuoricini, Coma_Cose. La cura per me, Giorgia. Tu con chi fai l’amore, The Kolors. Balorda nostalgia, Olly.

Retrocedono: Volevo essere un duro, Lucio Corsi (8°). L’albero delle noci, Brunori Sas (9°). Battito, Fedez (11°). Quando sarai piccola, Simone Cristicchi (17°). 

Come interpretare quest’altra classifica? Questione di gusti? Di orecchiabilità? Di una solida base di fans tra i radioascoltatori? Qualità della musica o dei testi? Non ho competenza musicale, mi limito perciò alla modestissima osservazione che i testi più apprezzati dalla parte colta della giuria, quelli di Cristicchi, Brunori e Corsi, arretrano sensibilmente nel giudizio del pubblico radiofonico.

(S) Già! Qualcuno per Cristicchi ha ricordato la vittoria di “Tutte le mamme” nel 1954, ma a parte l’evoluzione del gusto musicale, allora suscitava tenerezza la madre dei (molti) bambini, oggi “Quando sarai piccola” punta alla commozione di fronte al ‘rimpicciolimento’ della senescenza. E ancora: dal “tutte le mamme del mondo”, alla “mia”. Finalmente lontano dalle lotte per l’egemonia culturale. Sanremo è stato un ritorno al sentimento, al privato. Anche nelle canzoni, come dalla tessitura della conduzione, meno messaggi pretenziosi e più vita vissuta.

(C) Non so se sia riuscito davvero bene, non sono riuscito a cogliere un vero rapporto tra testi e musiche, nulla di straordinario, come fu, per esempio, con Modugno di “VOLARE” O MISTERO di Ruggeri. Come ultimo consiglio una battutina: scaricatevi da internet i testi, se come me, nonostante gli apparecchi acustici, avete fatto fatica a capire le parole, biascicate nel microfono, certo non cantate alla maniera del “Belcanto” operistico che la Rai tra poco ci farà apprezzare. Qualcosa di buono si può trovare, specialmente in Cristicchi e in Brunori SAS, ma qua e là anche in altri autori.

(S) Quanto alla MUSICA, di certo non può scomparire, ma quella classica della canzone italiana a me è sembrata in eclissi.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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