Ricordo una foto di un lontano pellegrinaggio unitalsiano a Lourdes, durante il mese di aprile. Era una giornata luminosa per cui gli alberi in fiore attorno al Santuario facevano bella mostra di sé, come se stessero abbracciando quella svettante struttura. Colpita da questa atmosfera di particolare bellezza, sul retro della foto scrissi: “A Lourdes è sempre primavera”. A prescindere da quel momento davvero di inizio della stagione del risveglio, in qualunque altro periodo dell’anno, con giornate di pioggia sferzante o di vento gelido che scende dai Pirenei, la sensazione che ho sempre percepito è di questa primavera dell’anima, di questo risorgere dello spirito. Come l’alternarsi delle stagioni, quando la natura si ripresenta puntuale nel suo splendore, Lourdes è il risveglio del nostro mondo interiore, assopito durante i momenti bui, di deserto, di dolore financo alla disperazione, è il seme gettato che si trasforma e si presenta con una nuova veste.
Ho accompagnato numerosi malati alla Grotta di Massabielle e in ciascuno ho quasi sempre ritrovato l’umano desiderio – più o meno espresso – di guarire, di ricevere il miracolo per la propria salute fisica. La speranza di alzarsi dalla carrozzina, di vedere come prima e non solo ombre o nulla, di bloccare l’avanzamento di certe patologie o comunque di poter controllare la propria sofferenza psicofisica “muove” in tutti la serie di “richieste” a Maria. Fin qui è umanamente comprensibile, ma purtroppo solo raramente le domande sono state esaudite.
Ma vi è un altro tipo di guarigione, di miracolo che Lourdes offre, che è quello del cuore, dell’anima, della capacità di accettazione del proprio percorso esistenziale accidentato quanto si voglia, ma sempre sostenuto dallo sguardo maternamente protettivo di Maria. Ebbene se da un lato ho percepito le sopracitate richieste umane, dall’altro – direi forse anche più frequentemente – ho sentito, attraverso le assidue preghiere e i quotidiani rosari, parlare di coraggio e di forza per affrontare le difficoltà, di abbandono fiducioso per accettare gli eventi negativi, di una richiesta serena di una possibile grazia fatta di aiuto, di sostegno, di fede.
Per portare a compimento l’opera della creazione, Dio ha chiesto a Maria di generare il figlio affinché il “no” opposto dall’uomo-Adamo venisse contrapposto attraverso il suo “sì”, a partire dal primo, quello all’Angelo. Noi esseri umani siamo capaci di dire sempre il no dell’inizio, ma Maria con le sue apparizioni – in particolare quella che si ricorda l’11 febbraio a Lourdes – ci richiama all’importanza del suo “sì” che promette a noi una guarigione diversa, quella del cuore, dell’anima. Dio vuole guarire l’uomo perché lo ama, attraverso Maria che offre il suo cuore, le sue mani, la sua voce per riportare l’uomo a Dio. È questa la vera guarigione lourdiana, la primavera dello spirito, la gioia di continuare il pellegrinaggio terreno sapendoci sostenuti sempre e in ogni circostanza dalla Mamma Celeste.
Invochiamo Maria per compiere la vocazione che ciascuno di noi ha sulla faccia della terra, per ciò per cui siamo stati creati. Lei aiuta a riportare tutti i figli a Dio, perché la vera guarigione è “ritrovare Dio”. Avere Dio nel cuore è la vera grazia da chiedere alla Grotta di Massabielle. “Ritornate al Signore per guarire nel cuore, prima ancora della malattia” è il suo invito a ciascuno di noi.
Ogni anno nel giorno dell’apparizione viene ricordata la figura del malato. In questo anno giubilare dedicato alla speranza ero a Lourdes, portando con me il fardello di parecchie persone. L’invito rivolto è stato quello di “scavare” sempre più nella nostra anima per scoprirne l’essenza e di camminare insieme, sostenuti da un canto di speranza, quella che non delude, ma che anzi rafforza la nostra fede. Significative, a questo proposito, sono le parole del ritornello dell’Inno del Giubileo 2025: “Fiamma viva della mia speranza / questo canto giunga fino a Te! / Grembo eterno d’infinita vita / nel cammino io confido in Te.” Incastonata tra due giorni di pioggia, la giornata dell’11 febbraio è apparsa incredibilmente calda, accogliente, persino con le margheritine appena sbocciate a tappezzare il prato vicino all’Incoronata!
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