A settembre avremo l’appuntamento di Todi 2, in cui si cercherà di mettere ulteriormente a fuoco il problema della partecipazione o meno dei cattolici alla vita politica in termini stretti di partito. Antiseri propone il ritorno a una formazione di ispirazione cattolico-liberale, c’è chi sogna ancora un partito identitario cattolico; molti altri ipotizzano invece per l’impegno non una base ideologico-religiosa, bensì programmatica sul fondamento di un fecondo dialogo e cooperazione coi laici.
Una parte significativa della gerarchia si è esposta invero nel passato alla tentazione di un suo impegno diretto non propriamente super partes, una volta superato il collateralismo. Quanto alle scuole di formazione socio-politica con il primo Rapporto 2012 dell’Osservatorio Fisp nel contesto del Convegno nazionale dal titolo “Educare alla cittadinanza responsabile” (Roma 2-3 marzo 2012) si è evinto che la politica non può risolversi nella “semplice meccanica applicazione di principi morali (desunti dalla dottrina sociale della Chiesa) alla realtà sociale” e che il fine non è quello di conseguire e attuare una vocazione maggioritaria”. La polis nel suo insieme e non una sua porzione trasformata in un fortino è il luogo dove vivere come credenti il proprio essere cittadini e il proprio impegno socio-politico” (Gianfranco Matarello SJ, Aggiornamenti sociali, giugno 2012, p. 519). È necessario ricorrere a una metodologia che deve avere familiarità e dimestichezza con una pluralità di approcci. Privilegiata l’opzione preferenziale per i poveri e le periferie sociali.
Certo si impone l’obbligo di una partecipazione che, se anche distribuita in formazioni di segno diverso, si qualifichi per l’orientamento verso il bene comune in termini dialettici, non delle caste, per il radicamento nella società civile, senza autoreferenzialità, per un welfare concepito come fattore di mobilità ascendente, contro la degenerazione economicistica, portando in primo piano il problema dei valori (solidarietà, non affarismo), per una leadership concepita in termini di servizio e in spirito d’équipe. Di contro il fenomeno della recrudescenza dei casi di corruzione in campo politico (sono avvertiti come un fenomeno fisiologico, onde la rassegnazione), il rifiuto d’ogni vincolo normativo, l’arroganza del potere, lo scandalo delle Aziende di Stato e municipalizzate considerate come un cimitero degli elefanti per i politici trombati e gli apparati, la selezione dei gruppi dirigenti per mera cooptazione, non attuata secondo criteri di competenza, serietà,onestà e trasparenza, una spesa pubblica largamente parassitaria da contenere e riqualificare.
Di assoluta urgenza la riconduzione dei partiti alla logica della democrazia, in merito alla modalità di elezione degli organi dirigenti e di selezione dei candidati; si aggiungano la presenza delle minoranze negli organi collegiali, la periodicità dei congressi, le procedure di approvazione degli atti di impegno, trasparenza dei bilanci e certificazione ad opera d’osservatori indipendenti; finanziamento dei partiti commisurato alle effettive esigenze di spesa con stringenti forme di rendicontazione. Da evitare il pericolo che i partiti cadano in ostaggio dei potentati economici e le donazioni devono avere un tetto, Da escludere quelle delle imprese nel caso di un conflitto di interessi, mentre va fatta sempre chiarezza sull’identità dei donatori. Urge in assoluto una legislazione sullo statuto pubblico dei partiti. Da evitare il quadro di derive plebiscitarie o populiste.
In termini generali va acquisita la consapevolezza che il peccato del cristiano è una caduta, non un costume, che la conversione a Cristo va rinnovata ogni giorno, conformando la fede al Vangelo e non umiliandola alla nostra misura. Il Cristianesimo non è gnosi, bensì prassi della carità. Come non si può confinare in una vaga eticità razionale, così non si rinchiude nella rigidità formale del culto… Vanno cercate mediazioni alte e sintesi larghe, anche sui temi etici civilmente più scottanti. A proposito di famiglia ci si affranchi da un familismo centripeto, che veda nella stessa una assolutizzazione della sua autosufficienza naturale, blocco granitico opposto a una più ampia apertura alla socialità e solidarietà.
Così si può sfuggire, nella consapevolezza della comune appartenenza, alle tentazioni nichilistiche, come all’antipolitica, che da noi storicamente è una costante, al grillismo e alla crescita parallela dell’astensionismo. Come vanno evitate derive integralistiche, il discorso valga per lo sfruttamento dei valori a fini di parte. Così dicasi per le prepotenze di un laicismo dominante al seguito di una evoluzione acritica e individualistica dei costumi. Importante è che i cattolici nei diversi partiti, rimanendo comunque fedeli ai propri principi, coniugando esigenze di libertà e diritti della vita con le istanze della giustizia, costituiscano il lievito e il fermento perché si pervenga alle migliori soluzioni dei problemi alla luce dei tempi.
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