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Opinioni

RUDERI, BOMBE, SILENZIO

ARTURO BORTOLUZZI - 13/02/2025

belforteÈ da anni che parlo del Castello di Belforte. C’è stato l’Architetto Ovidio Cazzola che con passione e visione professionale ha studiato per anni il recupero degli spazi con lo stupore di vederlo lentamente crollare davanti ad un’indifferenza politica del Comune, della Soprintendenza competente, come anche di alcuni cittadini che scioccamente dicevano al Comune: «Non impiegate dei soldi pubblici per un rudere».

C’è stato persino un ex assessore Fabio Binelli che aveva detto in consiglio comunale di voler mettere una bomba al datato castello. La tristezza di Cazzola è stata anche la mia che invano protestavo con il Comune perché non svolgeva quelle minime attività di manutenzione ordinaria che il continuo crollo avrebbe preteso. Da quanto ho potuto vedere l’indifferenza politica di cui dicevo l’ho trovata estesa a tutte quelle che sono le esigenze del quartiere di Belforte.

Non è stato possibile condurre a termine il progetto per il recupero, attraverso la collaborazione pubblico privata, dell’ex macello civico (con lo smaltimento dell’eternit che è presente su tutti i suoi tetti). L’amministrazione Galimberti, pensando di costruire un sostegno civico alla sua azione, aveva dato vita ad una riunione di enti, alla quale avevo anch’io partecipato, che è poi finita nel dimenticatoio. Mancando una parte politica propositiva e soprattutto che esprimesse la volontà di realizzare un progetto culturale per il recupero del Castello, quella porzione degli abitanti di Belforte, che abitavano presso l’antico maniero, hanno perso la fiducia necessaria e sembrano non combattere più e non avere più ardimento alcuno. Questo atteggiamento si è accresciuto man mano che trascorreva il tempo anche quando il sindaco Galimberti aveva ottenuto dal Ministero dei Beni culturali un finanziamento attraverso il PNRR di ben 5 milioni di euro.

Di questi non si è saputo più niente. Non essendo sufficienti questi fondi per il recupero completo, il Comune penserebbe di aprire solo una parte del Castello. Tuttavia, denuncio una totale assenza di comunicazione tra l’amministrazione comunale e la cittadinanza.

I residenti del quartiere di Belforte e le numerose associazioni locali non sono stati minimamente coinvolti nel processo decisionale e non è sufficiente pubblicare gli atti di un convegno per garantire una vera partecipazione della società civile. Chiedo quindi un confronto aperto e costruttivo, con l’obiettivo di contribuire attivamente al progetto e garantire che il Castello di Belforte possa essere restituito alla città in tutto il suo straordinario valore storico e culturale. Manca la giusta “verve” necessaria per valorizzare un immobile di immenso prestigio. Tutti devono partecipare, e devono essere ascoltati.

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