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Zic & Zac

SEMEL SCOUT, SEMPER SCOUT

MARCO ZACCHERA - 13/02/2025

scoutI funerali sono sempre un momento importante per una comunità, soprattutto se ricordano qualcuno che ne ha fatto parte in modo condiviso e lasciato una traccia.

È stato così anche nei giorni scorsi sul Lago Maggore, a Verbania, per il ricordo di Antonio Amedeo, un “Addio in punta di piedi” come è stato sottolineato nell’omelia di Don Marco Masoni ricordando il titolo di un suo libro.

Ma la cosa che più colpiva nella folla intervenuta era il ritrovarsi di decine di visi che sono appartenuti a quel mondo che cinquant’anni fa era lo scoutismo cattolico verbanese e soprattutto di Intra quando ancora c’era l’ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italiana) e poi l’AGESCI. Antonio è stato infatti per molti anni un capo scout e – visto che “semel scout, semper scout” – (“una volta scout, per sempre scout”) ecco che molti di quei ragazzi di allora si sono spontaneamente ritrovati a salutarlo.

Uno scoutismo vissuto con pienezza e gioia, un metodo educativo fatto di iniziative sociali, camminate, interventi concreti nella comunità locale o di impegno internazionale (per anni la “Missione Borodol” aveva supportato una scuola in Bangladesh) cui avevano partecipato centinaia di ragazzi e ragazze verbanesi guidati e coordinati da Antonio che poi, nella sua vita civile, ha continuato a mettere in pratica quei principi nell’ impegno sindacale, sociale e politico.

Si sono così ritrovate persone molte delle quali non si vedevano da tanti anni e probabilmente ciascuno di noi rivedendo un volto ha pensando “come è invecchiato!” senza considerare che altrettanto avranno pensato di te.

Ciascuno ha così vissuto nel cuore tanti momenti, ricordi, esperienze sepolte nella memoria ed emerse d’improvviso ricordando un amico lasciato ancora ai tempi di quei pantaloni corti di velluto blu della divisa che portavamo tutti.

Ma il momento più toccante e spontaneo è stato poi all’uscita della chiesa quando – con improvvisazione, stonati e molti con la voce stretta in gola – è partito quasi per caso il “Canto dell’Addio”, la canzone scout del saluto a fine campo o che veniva cantata quando un giovane lupetto lasciava il “branco” per diventare esploratore a significare l’uscita dall’infanzia e la sua corsa verso l’adolescenza. Quel “grande cerchio” della canzone e l’intrecciarsi delle mani è venuto spontaneo, inatteso, commuovente. Ad Antonio sarà certamente piaciuto e se tra i lettori c’è qualche ex scout avrà capito subito il senso di queste righe.

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