Il 20 marzo 1998 viene inaugurato il Monumento ai Sette di Gottinga, nella piazza del Parlamento di Hannover. Nel 1993 Floriano Bodini era risultato vincitore, su 26 concorrenti, del concorso internazionale per il monumento.
Possono bastare queste righe per dire della grandezza di Bodini, del ruolo che egli seppe sostenere di fronte a colleghi internazionali, della fama sua mandata in giro per il mondo.
Ricordo che poco tempo fa portai a conoscenza un Progetto per la Comunità che Bodini voleva far realizzare a Gemonio. Il risultato lo sappiamo; ad Hannover la volontà politica impose un concorso internazionale e la sua maturata realizzazione.
Questo di Hannover è la summa della poetica plastica di Bodini.
Nella piazza del Parlamento, e basta questo per sottolineare il prestigio del sito, Bodini rievoca il famoso scandalo subito da sette docenti dell’Università di Gottinga che, nel 1837, vollero mantenere fede al primo giuramento alla Costituzione, ed il re di allora, Ernesto Augusto di Hannover, li licenziò.
Il fulcro è il portone bronzeo dalle cui ante appena accostate, giusto per far passare poche persone: non un ingresso trionfale, escono o sono giù usciti i sette sapienti.
Proprio sulla soglia sta movendo Floriano-Jacob Grimm, che medita sul passo che sta compiendo: lascia l’austera università o la vita?
Dall’alto di una colonna lo sguarda un corvo, che pare considerare il destino del suo padrone. Nel suo studio milanese c’era un famoso merlo indiano che si era posato, irriverente, sulla tiara di Paolo VI, e Pepi Merisio non aveva perso l’occasione dello scatto.
Da una mensola vien via la figura di uno studente ignudo che pare discostarsi dalla storia dei Sette per avviarsi a raccontarla al mondo, per dare testimonianza. Pur se ci fu chi, dandone notizia, prese allegramente una topica. Confondendo una cariatide, figura femminile che porta un cesto sulla testa, con un ragazzotto arcidotato, ignudo, che si appresta a scappare via in aperto movimento e non stante.
Le figure di Bodini oggi sono di una prestanza plastica ormai maturata nel confronto con le grandi statue degli Oratori romani, o dei Profeti dell’Umanesimo fiorentino. Larghi piani e non più ceselli insistiti, che snervano la figura. Un recupero maturo, a grandi dimensioni, della gravità di un personaggio antico, una pace raggiunta con la caparbia volontà di fare scultura, di dare un monumento per il mondo, per la nostra coscienza.
You must be logged in to post a comment Login