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Attualità

QUESTIONE DI DANÉE

CLAUDIO PIOVANELLI - 13/02/2025

I fratelli Hartono

I fratelli Hartono

La rivalità sportiva tra Varese e Como è addirittura proverbiale e affonda le sue radici forse più nel basket (con Cantù) che nel calcio. Ma mentre nel mondo della palla a spicchi Varese gode in questo momento storico di un innegabile vantaggio (i biancorossi giocano in serie A, seppure soffrendo non poco e sudando le proverbiali sette camicie, invece Cantù si ritrova per la quarta stagione consecutiva in serie A2, a dimostrazione di quanto sia dura la risalita nella massima serie), nel calcio i lariani si godono i confronti con Inter, Milan, Juventus e Napoli dopo la conquista della serie A che mancava da 22 anni.

Al contrario, il Varese si dibatte da ben nove anni tra i dilettanti e la serie A non la conosce addirittura da 50 anni (nel 1975 l’ultima retrocessione dalla massima categoria).

Como, diciamolo, è stata baciata in fronte dalla fortuna più sfacciata, quella stessa enorme fortuna che però Varese aveva conosciuto negli anni Cinquanta. Ci siamo mai chiesti che cosa avrebbero avuto la nostra città e il nostro territorio sul piano sportivo (e non solo) se, del tutto casualmente, Giovanni Borghi non fosse approdato a Comerio nel 1943 per sfuggire ai bombardamenti che avevano distrutto la piccola azienda avviata a Milano dal padre Guido? Sicuramente le storie del calcio e del basket cittadino sarebbero state molto diverse e non avremmo avuto le cinque stagioni in serie A e le molte altre di serie B andate in scena sul palcoscenico del “Franco Ossola”, né la miriade di successi nazionali e internazionali (spiccano dieci scudetti e cinque Coppe dei Campioni) i cui stendardi fanno bella mostra sulla volta del palasport di Masnago.

Ora Como si sta godendo i suoi Borghi, che hanno nazionalità indonesiana e si chiamano Michael e Robert Hartono. Questi due fratelli, di 85 e 83 anni, sono proprietari di un impero industriale ed economico sconfinato che, partendo dalle sigarette Djarum, si è poi esteso praticamente ad ogni possibile branca imprenditoriale e finanziaria; secondo Forbes, vantano, insieme, un patrimonio di circa 50 miliardi di dollari.

Gli Hartono arrivano a Como nella primavera del 2019, quando la squadra lariana milita in serie D, ma sarebbe un errore sostenere che la promozione in serie C, al termine del campionato 2018-19, sia merito loro, perché le basi sono già state consolidate dalla precedente proprietà, che fa capo a un gruppetto di imprenditori locali. Con la squadra in serie C e con uno stadio dignitosamente “conservato” negli anni tutto è più facile, ma la nuova proprietà non intende esagerare; però, dopo la stagione sospesa causa Covid (2019-20), nel 2021 arriva la promozione in quella serie B che il Como aveva salutato solo cinque anni prima, chiudendo la stagione con la retrocessione e un crack finanziario.

Tra i cadetti i lariani affrontano due anni di assestamento (concludono al 13° posto nel 2022 e nel 2023) per poi spiccare il volo nello scorso campionato, chiuso al secondo posto con la promozione diretta e la serie A che torna così dopo 22 anni (nel 2003 l’ultima retrocessione con la presidenza Preziosi).

Adesso le ambizioni della proprietà sono decisamente più manifeste e lo dimostrano gli oltre 50 milioni di euro (sì, 50 milioni) spesi per il mercato di gennaio, perché la proprietà si è resa conto di quanto sarebbe folle rischiare la retrocessione dopo avere “assaggiato” le meraviglie della serie A e delle difficoltà a cui si andrebbe incontro per vincere di nuovo il campionato di serie B. Questi 50 e passa milioni di euro fanno seguito a quelli spesi per allestire la squadra di serie A e agli altri impiegati in un recente passato per la realizzazione di un grande centro sportivo a Mozzate e per il potenziamento strutturale del club, che oggi “schiera” addirittura un centinaio di dipendenti.

Sul tavolo c’è anche un faraonico progetto di ristrutturazione dello stadio “Sinigaglia” che però difficilmente troverà realizzazione, anche per la particolare collocazione dell’impianto, proprio in riva al lago (uno degli elementi, pare, che ha convinto la proprietà indonesiana a puntare sul club lariano). Per l’immediato bisognerà semplicemente recuperare i circa 1300 posti che mancano all’appello per raggiungere la capienza di 12.000 spettatori prevista per gli impianti di serie A, visto che quest’anno il Como ha ottenuto una deroga che difficilmente potrà essere rinnovata.

Al tirar delle somme, la storia recente del Como non può essere presentata come esempio virtuoso da imitare, perché alla base ci sono soltanto i danée. Danée indonesiani, certo, ma pur sempre danée, senza i quali oggi non è semplice nello sport di vertice inventarsi vincenti o anche soltanto competitivi.

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