Fra un anno l’Olimpiade Milano-Cortina. Trattino ulteriore, breve, sottile con appendìce: Varese. Ci agganceremo pure noi, all’arcobalenata dello sport invernale. Non che qui si tengano competizioni, ma allenamenti senz’altro. Abbiamo il miglior palaghiaccio della Lombardia dopo quello, in costruzione, della metropoli. Verrà utilizzato. Lo è già, a dire il vero, a livelli diversi e anche molto alti. Previsto l’incremento d’attività di varie nazionali, tipo Giappone, Australia, Canada. Probabilmente non le sole. Usato per l’hockey, il pattinaggio, ulteriori specialità. Fu lungimirante chi ne previde il restauro, in pratica una ristrutturazione-total che allargò lo spettro all’impianto vicino (palestra e piscina) così da creare un polo sportivo high quality.
In più, e non secondario: Varese s’immagina protagonista dal punto di vista dell’accoglienza (alberghi a disposizione di atleti, accompagnatori, tifosi); attrattiva a proposito d’occasioni di cultura/spettacolo; incentivante sul piano turistico. Strategia messa giù tempo fa dal sindaco Galimberti e dai suoi collaboratori. Ora si entra nei dettagli, è chiara a tutti la preziosità della circostanza: abbiamo un tesoro di natura, paesaggio, arte da far conoscere al mondo, e i Giochi offriranno il destro per aprire la scintillante vetrina. Una vetrina dove dentro ci stanno già molti che, giusto in virtù principale dello sport, la stimano da un pezzo. Precisamente: l’ammirano, verbo il cui etimo bene esprime la relazione nei confronti dell’offerta proposta da Varese.
Funzionale alla valorizzazione dell’avvenimento, l’intesa fra vari enti locali per promuovere iniziative sul territorio. Ovvio che si dovesse fare squadra, meno ovvio che fosse semplice farla. Vi si è riusciti, e non è un merito piccolo da ascrivere ad Amministrazione civica, Provincia, Camera di Commercio, ad altri che si uniranno nel supporto d’idee e organizzazione. Privati compresi, si capisce. I privati, ecco. La comunità. Noi tutti. Il senso d’appartenenza che ci unisce. Uno spirito ideale/pratico dimostrato nella storia (perfino nella storia di relativa vicinanza: pensiamo all’ottimale collaborazione per i mondiali di ciclismo 2008) e sempre lì da rinverdire, come si conviene a un luogo chiamato Città giardino. La cui cifra estetica/ambientale esce dal bozzolo di un’antica retorica ed entra nella sfera d’una vivissima attualità: basta crederci. Ci crederemo? Assolutamente. Mettendo all’occhiello questo fiore-fiocco di neve così da poterci autonominare Prealpìadi.
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