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Opinioni

POPULISMO 2025

ROBERTO MOLINARI - 06/02/2025

meloni-frodoVorrei estraniarmi per un po’ da questo tempo più uso ad “armi di distrazione di massa”, per concentrarmi su di un tema, una modalità di comportamenti, certamente non nuovi, che vanno sotto la definizione di “populismo”, sia esso di destra o di sinistra.

Premesso che il populismo non ha confini “politici”, così come non ne ha di geografici, a me pare che la nostra epoca stia vivendo una pericolosa curva discendente ed una altrettanto pericolosa concentrazione di personaggi e classi dirigenti che stanno trascinando il mondo, rispetto a come lo abbiamo conosciuto nel secondo dopoguerra, verso un futuro sempre più imprevedibile e facilmente preda di umori e paure oltre che di sconclusionati progetti dal sapore oscuro ed inquietante.

Ovviamente, non per carità di patria, mi trovo a dover scrivere di questo nostro Paese e del suo Governo di destra-centro, ma questo solo perché, appunto, come accennato in premessa, sono da qualche tempo partiti i “missili Patriot” di distrazione di massa rispetto agli accadimenti.

Tralascio il richiamo alla “Compagnia dell’anello” e di Frodo anche recentemente richiamati dalla nota sorella della più famosa Giorgia nazionale e lo faccio perché ritengo che questi appelli alle proprie ancestrali origini riferite ai campi Hobbit frequentati nella “gloriosa” gioventù siano qualcosa che non fa altro che confermare quello che è il limitato campo culturale in cui si muove questa destra. Una volta i capi di partito citavano intellettuali e filosofi, oggi – in quel campo – si cita il solo fantasy del pur bravo Tolkien.

Dunque, tralasciando qualsiasi commento sul richiamo alla foresta delle radici di questa destra mi limito ad esprimere questo pensiero.

Il populista o la populista, come dir si voglia, generalmente e praticamente ha una sua dichiarata stella polare. Il popolo mi ha votato, eletto e dunque posso fare ciò che voglio perché ho questa legittimità catartica che non pone limiti alla possibilità di realizzare ciò per cui mi hanno votato.

Recita l’articolo 1 della nostra Costituzione: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».

Ora, io non sono un costituzionalista e mi guardo bene dal muovermi in un terreno minato come questo. Tuttavia, l’articolo esprime un principio fondamentale e cioè, come si sarebbe osato dire in passato, almeno nei miei ricordi da studente, c’è un giudice anche a Berlino”. Mi spiego meglio.

La legittimazione popolare ha un limite ed un limite che viene imposto dalle regole scritte per la convivenza, la Costituzione, e questi limiti sono le leggi a cui anche il “sovrano” o, in epoca moderna, chi governa in democrazia, deve attenersi.

Qualche tempo fa è apparso un film sul giovane Trump. In questo film un cinico avvocato (personaggio vero e non di fantasia), tale Cohn, spiegava al giovane Trump tre regole:

  • attacca, attacca, attacca;
  • non ammettere niente, negare ogni cosa;
  • dire che hai vinto e non ammettere mai la sconfitta.

A me sembra che questa lezione impartita al giovane Trump abbia trovato nel nostro Paese la sua degna applicazione anche e non solo attraverso i social, vero strumento utile e sempre più usato per plagiare “il popolo” attraverso la quarta regola (non detta) e cioè spaccia per vero ciò che è solo verosimile”.

Sono lontani i tempi in cui un capo del Governo ammoniva i suoi sostenitori ed il suo partito: «Il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni».

E i De Gasperi li abbiamo sostituiti con le Meloni e i Roosevelt con i Trump. E i pensieri lunghi, quelli per le generazioni future, con le parole di Frodo.

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