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Il racconto

SERENO

MAURO DELLA PORTA RAFFO - 06/02/2025

il-cappello-a-tre-punteI tempi davvero lontani nei quali la letteratura spagnola m’appassionava.
Ramón Gomez de la Serna – mio predecessore con la sua ‘tertulia’ – in particolare nelle novelle troppo facilmente definite erotiche: ‘Senos’, soprattutto.
Juan Goytisolo che ha raccontato senza possibili pari la vissuta notte piena di frenesia della definitiva chiusura dei casini a Barcellona.
Lope de Vega che ho lungamente preso di mira volendo dimostrare una altrettanto sterminata produttività.
Tirso da Molina il quale ha sdoganato, diciamo così, don Giovanni Tenorio, el ‘Burlador de Sevilla’, perbacco.
Molti altri, ma soprattutto – l’ho ancora nel cuore e poco fa, guardando il cielo che andava sgombrandosi dalle nuvole, ho immediatamente pensato a lui – Pedro Antonio de Alarcón y Ariza.
Ho veramente amato la inizialmente, sotto dura scorza, nascosta tenerezza di ‘Capitan Veleno’.
Ho grandemente apprezzato il capolavoro ‘Il cappello a tre punte’, la cui trasposizione teatrale comincia con l’arrivo in scena del narratore che così esordisce:
“Ave Maria purissima il tempo è sereno” (ed è lui il Sereno, la persona che nottetempo gira nelle città e al preciso scoccar delle ore a voce spiegata grida, per esempio e appunto, “È mezzanotte e il cielo è sereno”), per proseguire, all’apparizione delle contadinelle che glielo chiedono, apparentemente restio, con la storia del Mugnaio e del Corregidor, e non importa infine sapere quale precisa autorità locale questo vocabolo indichi.
Ho invero colto anni dopo un’eco dell’opera nel finale del magnifico ‘La giumenta verde’, ma qui con Marcel Aymé trascorriamo in Francia.

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