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Attualità

ALLA PENELOPE

SANDRO FRIGERIO - 06/02/2025

Il sindaco Davide Galimberti, il presidente Commissione Urbanistica Domenico Marasciulo, la Rettrice dell'Insubria Maria Pierro, l'Assessore Andrea Civati

Il sindaco Davide Galimberti, il presidente Commissione Urbanistica Domenico Marasciulo, la Rettrice dell’Insubria Maria Pierro, l’Assessore Andrea Civati

Occasioni mancate? Deficit di idee? I segnali non sono esattamente positivi. Sabato mattina, in una Sala Montanari a Varese semi gremita pur trattandosi di una manifestazione “per addetti ai lavori”, l’amministrazione comunale ha fatto il punto sui lavori di preparazione del PGT, il Piano di Governo del Territorio che, diciamolo subito, non procedono velocissimi (così come avvenne anche per il piano precedente, di diverso colore). Nel pomeriggio, l’altra sala pubblica ancor più gremita, quella dell’Amministrazione Provinciale, ha assistito all’uscita pubblica della neo-associazione “La Lombardia che Vorrei” promossa dal consigliere regionale leghista Emanuele Monti, che siede anche nei banchi dell’opposizione in Comune. Un’occasione per parlare di futuro “benedetta” dalla presenza del ministro dell’Economia e Finanza, il varesino Giancarlo Giorgetti. Mettere insieme le due “curve” non è evidentemente cosa agevole, ma la sensazione è che un confronto sui temi a 360 gradi sarebbe una reale necessità. Non per nulla un presidente della Provincia, di centrosinistra ma conosciuto per il suo equilibrio come Marco Magrini, “padrone di casa” a Villa Recalcati, in quegli stessi giorni avanzava ai media il suo invito-provocazione: «Occupiamoci di quel che sarà il nostro territorio tra dieci anni».

Tempi lunghi? Non tanto. Partiamo dal PGT: il “piano”, previsto dalla legge regionale 12 del 2005, sta diventando un’opera omnia e nel bene e nel male un’autentica “Tela di Penelope”. In pratica c’è dentro di tutto, salvo l’indicazione (ma non è una colpa) del dove trovare i soldi per fare tutte le cose previste. La conseguenza è che i tempi rischiano di allungarsi. Frutto della collaborazione tra gli uffici comunali, un team del Politecnico di Milano, guidato dagli architetti Arcidiacono e Pogliani e un team dell’Università dell’Insubria per gli aspetti economici e statistico-demografici, il PGT punta sulla protezione ambientale da una parte e la valorizzazione del ruolo di Varese in un sistema multi-relazionale e su più assi, anche transnazionali.

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Professionisti e politici in sala Montanari a Varese

Proprio sulla premessa demografica sorgono tuttavia perplessità. Qui, il professor Raffaello Seri ha richiamato le previsioni e le conseguenze di una popolazione che invecchia, dove sempre meno giovani avranno sulle spalle sempre più anziani. Seri ha però citato una previsione che, se fosse vera, sarebbe agghiacciante: “Una contrazione della popolazione tra provincia e città del 14,3% tra il 2022 e il 2040” basata su dati Istat. Fortunatamente però l’Istat dice altro e cioè che la popolazione resterà costante (idem l’Osservatorio della Camera di Commercio), pur invecchiando, come avevamo scritto su queste pagine tre mesi fa.

Sfida e interrogativo sono anche le relazioni col territorio, visto che, ha osservato il professor Andrea Arcidiacono, Varese è nel crocevia Nord-Sud (Svizzera-Milano) e Est-ovest (Regione dei laghi). Quindi, se 30 mila sono i frontalieri provinciali verso la Svizzera di cui 3 mila varesini, quanti e con quali professioni escono dalla città? Quanti sono i pendolari verso Milano? E quali i flussi contrari? Dati che sarebbe bene avere e monitorare, non meno della mappa dei ruscelli che ha occupato ampio posto nelle presentazioni.

In sostanza, se si parla di pianificazione “multilivello” e di relazioni “a rete”, ecco sorgere il grosso problema. Come coordinarsi con gli altri livelli istituzionali: comuni vicini e Provincia?

Altro tema è quello temporale. L’operazione PGT è cominciata due anni fa, l’Assessore Andrea Civati nella sua introduzione ha sottolineato che “qualcuno sarà deluso perché qui non ci saranno risposte, ma si discute delle premesse necessarie per dare delle risposte”. Il tutto sembra demandato alla fine dell’anno quando, si assicura, ci saranno anche gli strumenti operativi, quindi il Piano delle regole e il Piano dei Servizi. Nel mezzo ci sarà la parte “politica”, in cui i partiti dovranno confrontarsi sulle misure operative, nelle sedi previste, ma evidentemente è l’amministrazione ad avere il pallino in mano. Un esempio per tutti: se un mantra “strategico” è l’occupazione di suolo zero e questo dovrà guidare anche le operazioni di rigenerazione urbana, ci sono diversi modi per conseguirlo. Uno è il mettere il freno e basta, un altro è convertire spazi “orizzontali” in volumi “verticali” (a Milano il PGT premia chi fa ristrutturazioni in tal senso). Come combinare poi questi obiettivi con quelli indicati nell’incontro pomeridiano di Villa Recalcati – condivisibili quale che sia la parte politica – di riqualificazione produttiva di una provincia che deve puntare sull’innovazione, perché i settori tradizionali si avviano al capolinea?

La partita é ancora lunga. Il termine più usato è stato quello di un piano “flessibile”. La professoressa Laura Pogliani ha ricordato che non si può nemmeno trascurare i punti di partenza segnati dal precedente PGT del 2014: il 49% delle “Aree di Trasformazione” non sono ancora oggetto di interventi e lo stesso dicasi per il 71% delle “Aree di Completamento”. Insomma: il rischio che un’amministrazione passi buona parte del suo mandato a redigere un piano che dopo uno-due anni passa in eredità all’amministrazione successiva (avvenne nel 2014, avverrà nel 2026) che a sua volta ne mette in cantiere un altro è concreto. Va bene essere elastici, ma qualcosa nel meccanismo forse va cambiato.

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