(S) Se non passiamo ad un argomento che più nazionalpopolare non si può, come Sanremo, penso che dovremmo occuparci di giustizia. Mi è venuto in mente vedendo l’ultima puntata de “Il conte di Montecristo”, immaginando quanti italiani siano tentati di adorare un personaggio capace di farsi giustizia da sé.
(O) Esempio inimitabile, causa pecunia necessaria, se non da Musk. Dantès tuttavia si limita a sistemare i propri affari privati, Musk (con Trump) vuole sistemare il mondo. L’idea che tutto il mondo, come ogni singola persona, abbia la giustizia come bisogno fondamentale è una idea talmente diffusa che possiamo considerarla altrettanto nazionalpopolare della canzone. Osservate Vespa come gioca volentieri con la cronaca nera, alternandola sapientemente alla politica, giocando peraltro anche questo tema con un’intonazione piuttosto scura. Come se fosse inevitabile che anche la giustizia ‘giusta’, garantita dallo Stato, debba comunque mantenere una traccia di vendetta.
(C) Ah! Se non ci fosse nel mondo una buona dose d’ingiustizia, non esisterebbero i romanzi, il cinema, non sarebbe sorta la tragedia greca, la filosofia… Se il diritto fosse davvero naturale, nel senso di spontaneo, facile da conoscere e da osservarsi, forse saremmo ancora alla civiltà dei cacciatori-raccoglitori, ammesso che trovassero facile spartirsi equamente il bottino della caccia e della raccolta. Insomma, dalla necessità di stabilire patti per evitare liti nasce il progresso, la capacità di collaborare, di riconoscere il merito nello svolgimento di compiti diversi. Perciò mi preoccupo ogni volta che nel campo della giustizia riemerge una concezione vendicativa anziché correttiva e risarcitoria della pena.
(O) Oso spingermi anche un po’ oltre. Non mi basta deprecare che, come nel caso Hamas/Israele la logica della vendetta sia ritornata dominante, non accetto nemmeno che la legge e la sua rigida applicazione siano usate dal potere per tentare di produrre una società “perfetta”, ovviamente secondo la concezione della cultura dominante in quello Stato. Penso che troverò molti consenzienti, portando come esempio negativo la Russia o la Cina, magari anche gli USA, sia con Biden sia con Trump; ne trovo qualcuno di meno se passo ad esempi di casa nostra. Credo di non poter dire nulla di tranciante sulla questione più attuale, l’ormai leggendaria separazione delle carriere. Non riesco a vedere questa grande differenza dal punto di vista delle necessità del cittadino comune, tuttavia avanzo con leggerezza e cautela un’opinione: l’eccesso d’intromissione della magistratura nelle scelte della politica, assumendo valutazioni di merito in situazioni contingenti, rischia non solo di confondere gli ambiti rispettivi, ma proprio di produrre la pretesa di conformare tutti i comportamenti, sociali e individuali, a modelli troppo stringenti o, paradossalmente, troppo permissivi per poter essere accettati dalla complessità della società. Per questo penso che la separazione delle carriere, rimarcando la necessaria separazione delle funzioni, aiuti a mantenere moderato l’influsso, sui costumi e sui comportamenti istituzionali e personali, dell’azione inquirente, oggi sovradimensionata rispetto a quella giudicante.
(S) Vero. Essere inquisiti è peggio che essere condannati!
(C) Ed essere inquisiti come politici per azioni politiche dovrebbe essere un caso limite, da utilizzare in casi veramente estremi, di chiaro rilievo costituzionale. Anche perché, lasciatemelo constatare, questi interventi eccessivi della magistratura nei confronti della politica, se per caso avevano uno scopo elettoralistico, ormai falliscono il loro intento, non incidono sulla convinzione delle persone più di quanto incida il VAR sulla valutazione dei tifosi o le giurie tecniche di Sanremo sui gusti del pubblico.
(S) Nella settimana più nazionalpopolare dell’anno è bene ricordarselo.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
You must be logged in to post a comment Login