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Politica

CUPIO DISSOLVI

ROBERTO CECCHI - 06/02/2025

La guerra dei dazi tra America ed Europa

La guerra dei dazi tra America ed Europa

I latini avevano un modo di dire piuttosto efficace per indicare la volontà masochistica di autodistruzione che alle volte prende le persone e le società. Lo chiamavano cupio dissolvi. Un desiderio di annientamento insano prodotto da chissà che cosa, che ogni tanto si ripresenta nelle forme più diverse. Come nel caso della guerra commerciale dei dazi, che Trump sta iniziando contro le economie di mezzo mondo. «La più stupida guerra commerciale della storia», l’ha definita il Wall Street Journal. Finora, per un’ottantina d’anni, avevamo prosperato tutti quanti – noi e loro – sul commercio tra Vecchio Continente e USA. Adesso, d’improvviso, questo rapporto viene spezzato e non si capisce bene il perché. Sicuramente, è una forma di autolesionismo fondata sull’idea che gli Stati Uniti non abbiano bisogno di alcun tipo di materiale d’importazione e che quindi l’America possa essere un’economia perfettamente chiusa. Una forma di autarchia di guerra-senza-guerra, molto lontana dal mondo occidentale e di esito incerto per tutti, anche per chi l’ha iniziata.

Anche quelle in Ucraina e nella striscia di Gaza sono guerre da annoverate tra le follie insane del cupio dissolvi. Le milizie di Hamas sapevano bene quale sarebbe stata la reazione d’Israele dopo l’incursione assassina del 7 ottobre (ormai non diciamo più l’anno perché è diventata una data emblematica di per sé). Lo sapevano, ma sono andati avanti lo stesso, rischiando la dissoluzione del loro popolo, con decine di migliaia di morti, come in effetti è accaduto, per coltivare un desiderio di vendetta nei confronti di un vicino che ha sempre dimostrato grande determinazione e potenza contro qualsiasi aggressione. Anche quel che sta facendo la Russia contro l’Ucraina è il disegno malato d’un leader ormai vecchio e confuso che rischia di mettere in bilico sé stesso e la propria nazione, con una guerra senza capo né coda. Nelle sue intenzioni doveva essere una Blitzkrieg, una guerra lampo, e invece è diventata una guerra di posizione, come quella del 1915-18.

In questo clima plumbeo da fine del mondo, noi ci salviamo sempre per il rotto della cuffia. Perché qui, qualsiasi cosa – per fortuna – finisce quasi sempre in commedia. I proclami si fanno tanto per fare. E dunque, va vista in quest’ottica anche la proposta della Lega di annullare il ruolo delle soprintendenze per la tutela del patrimonio culturale, con un emendamento al dl cultura. Che di fatto, vorrebbe dire la fine della tutela. Un proposito insano quello di smantellare uno dei baluardi del sistema che ha garantito finora l’esistenza di quel patrimonio che il mondo c’invidia. Se oggi siam seduti sull’oro del turismo (anche troppo), parecchio si deve al fatto che quel patrimonio è stato difeso tenacemente da appetiti famelici e ottusi, come nel caso, tanto per dirne una, del Castello Sforzesco a Milano, che doveva essere demolito per il “mirabolante” progetto di realizzare un unico cannocchiale visivo tra piazza del Duomo e il Sempione. Una scempiaggine scampata per un pelo, solo perché Luca Beltrami, sul finire dell’Ottocento, si mise di traverso, facendo valere i diritti della cultura. Un sistema che, da oltre un secolo, ritroviamo attivo ovunque sul territorio nazionale.

Certo, il progetto di Salvini si può capire. Andare in soprintendenza può essere piacevole come sedersi dal dentista. Ma sempre meglio, comunque, il dentista che una protesi. E va detto che in questo frangente il neo-ministro Alessandro Giuli non si è fatto pregare per mettere le cose a posto. Si è dichiarato immediatamente contrario e ha stoppato qualsiasi iniziativa demolitrice. Ovviamente la cosa non finisce qui. In qualche modo verrà riproposta, perché è da tempo che ci si vuol togliere di dosso questo “inghippo burocratico”. Che invece burocratico proprio non è. Basterebbe guardare come stanno le cose e metter mano a pochi e mirati ritocchi, che sarebbero indubbiamente necessario fare. Ma non c’è nè tempo, nè voglia. E così prevale l’autolesionismo del cupio dissolvi. Muoia Sansone ….

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