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Opinioni

USA O GETTO

ROBERTO MOLINARI - 31/01/2025

usaDopo la caduta del muro di Berlino, Fukuyama, dichiarò, in un suo libro, che la storia era finita decretando, in questo modo, o meglio facendo così intendere che il capitalismo, il neoliberismo economico e la democrazia liberale ormai erano le sole forze vincenti presenti sullo scenario internazionale. Ovviamente sto semplificando al massimo.

L’unica “voce” che si levò in quegli anni a richiamare l’Occidente a valori etici, ad una economia diversa, ad una attenzione ai deboli e alla sofferenza dei popoli fu Papa Giovanni Paolo II e come spesso accade ai profeti, fu inascoltato.

Oggi, a distanza di oltre tre decenni sappiamo che quella visione non si è confermata. La storia ha continuato a correre. Il neoliberismo e i suoi frutti globalisti non solo hanno esaurito ogni spinta, ma hanno liberato forze contrarie e demolitrici delle certezze acquisite nel secondo dopoguerra.

E, in questo nuovo contesto, le istituzioni liberal-democratiche non se la passano per niente bene.

Accanto a questi pensieri un tantino semplificati collocherei la recente elezione del Presidente Trump e i suoi discorsi comizi di insediamento di qualche giorno fa.

Faccio questo non per analizzare o meno la figura del tycoon, ma per porre la domanda fondamentale a chi, come me, ha sempre guardato agli USA come al Paese guida dell’Occidente e al suo ruolo di difensore della libertà e della democrazia.

Possiamo ancora credere degli Stati Uniti?”. Conosciamo tutti i limiti della “potenza” americana. Sappiamo bene gli errori che sono stati compiuti nella sua storia anche recente. Dalla guerra in Vietnam, al golpe cileno, al sostegno alle dittature anticomuniste in ogni parte del mondo alle più recenti guerre sporche in Iraq e Afganistan.

Così come sono note le contraddizioni di chi vuole essere paladino dei diritti e poi ha mantenuto la segregazione razziale sino alla fine degli anni sessanta del secolo scorso pur avendo avuto una guerra civile proprio per questo. Così come, contraddizione per contraddizione, abbiamo visto i fallimenti dell’estremismo dell’ideologia woke tanto da essere indicata, questi ultima, da più parti, come responsabile delle condizioni che hanno poi portato uno come Trump e il suo popolo MAGA ad essere la maggioranza nel Paese.

Dunque, tutto questo, lo conosciamo. Ma conosciamo anche la capacità americana di “redimersi”, di credere, talvolta in maniera quasi fanciullesca, nella “terra della libertà” dove tutto è possibile e tutti possono realizzarsi. Così come conosciamo la capacità di creare leader in grado di far sognare. DallaNuova Frontiera” al Yes we can con il primo presidente di colore in una nazione che non ha ancora fatto i conti con il suo passato, ma anche con il suo presente. La domanda è però sullo sfondo. Certo ci saranno i primi 100 giorni di “luna di miele” molto probabilmente e forse anche innumerevoli “sparate” da bullo da parte del più imprevedibile Presidente, ma in ogni caso, l’interrogativo, se possiamo avere ancora fiducia nella leadership americana nel mondo libero, ci tocca da vicino.

Ci tocca perché noi, o almeno, molti di noi, sono figli di quella cultura, sono figli e nipoti di chi visse la presenza americana che portò prima alla liberazione dal nazifascismo e poi alla ricostruzione con il piano Marshall e al conseguente benessere di cui abbiamo beneficiato nei 70 e più anni di pace e di democrazia nel nostro Paese e nel vecchio continente. Così come, molti di noi, sono figli culturali di Steinbeck, Hemingway o Dos Passos o cresciuti a pane e jazz e blues per non parlare del rock di Elvis.

Insomma, quel mondo lì ci ha fatto sognare e forse oggi che c’è Trump e il campione dei Big Tech di destra, tale Musk, che spadroneggiano, non dovremmo dimenticare che gli Stati Uniti sono una democrazia da più di duecento anni, mentre noi, la democrazia l’abbiamo conosciuta solo dal 1948 con l’avvento della Repubblica. Così come non dovremmo dimenticarci che, quella democrazia, contiene in sé tutti gli anticorpi utili per frenare, limitare, ridurre gli eccessi del Comandante Supremo.

Insomma, forse più che sperare in una diversa presidenza dobbiamo confidare sulla capacità del sistema di bilanciamento dei poteri della democrazia a stelle e strisce. E forse non è ancora giunto il tempo del declino americano.

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