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Apologie Paradossali

QUALE IDENTITÀ

COSTANTE PORTATADINO - 31/01/2025

ai(O) Voi dite, cari amici, che se non si conosce il passato, vedi direttive di Valditara, non si immagina nemmeno il futuro. Non dico che abbiate torto, ma prendete in considerazione quanto sta succedendo con l’AI cinese di DEEPSEEK (Ricerca profonda?), quella che già sembrava una rivoluzione, ora diventa una minaccia per i turbocapitalisti della Silicon Valley e una esaltante promessa per il resto del mondo. È il futuro il motore del mondo! Quindi, richiesti di commentare l’irruzione cinese dovremo schierarci a favore, certi che il mondo cambierà sì, ma in meglio.

(S) Invece lo scetticismo è d’obbligo, sia in generale, sia sull’uso che ne può fare la Cina, dico LA CINA, non certo la sola startup Deepseek. Intanto non credo che una simile impresa sia riuscita ad un singolo personaggio, armato, si fa per dire, di pochi milioni, quando le multinazionali USA, già supportate in passato anche da fondi di origine statale/militare, (segreti sì, di Pulcinella) hanno investito centinaia di milioni. E la gratuità? Il noto esperto di pubblicità Contri ripete che quando il prodotto è offerto gratis, chi è in vendita sei tu, il presunto fruitore.

(C) Non so giudicare, stavolta non provo nemmeno a cercare di mettermi nel giusto mezzo. Vedo di proporre un altro aspetto, ricorrendo al vero esperto, p. Benanti. Per onestà ne trarrò qualche spunto, per aggiungere poche domande mie, ma vi rimando all’intervista che gli ha fatto Tornielli su Vatican News in occasione della pubblicazione della “Nota Antiqua et Nova dei Dicasteri della Dottrina della fede e della Cultura e l’Educazione sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana.”

Scrive Benanti: “Più noi ci facciamo domande su questa macchina in grado di surrogare parte del decidere umano, più ci stiamo inevitabilmente facendo domande sull’identità stessa dell’essere umano e sull’unicità che lo caratterizza, cioè su ciò che ci fa creature in relazione con un Creatore. La vera novità di questo testo è metterci nella prospettiva corretta per farci delle domande sulla nostra identità e sulle nostre capacità di poter contribuire alla custodia e alla coltivazione del mondo affidateci dal Creatore”. Si tratta di una prospettiva affatto diversa da quella della valutazione economica o strategica e militare, per B. paradossalmente una grande innovazione materiale ci obbliga a riflettere sull’UMANO. “…questo tipo di domanda sull’umano sembrava eclissata. Avevamo decisioni politiche che di fatto equiparavano alcune specie di grandi scimmie alla persona umana o che negavano l’identità di persona all’embrione o a chi vive la fase terminale della propria vita. Quella che sembrava una questione da archiviare nel passato, improvvisamente, grazie all’opera dell’uomo, torna prepotentemente nel dibattito pubblico e nell’interesse globale”.

(S) Facile porsi la domanda essenziale, qual è la differenza tra AI e intelligenza umana (HI) ?

(C) Una prima risposta: “Se noi pensiamo a come i greci parlavano dell’intelligenza, dobbiamo riconoscere che i vocaboli erano “plurali”: Ulisse viene definito “astuto”, “intelligente”, con il vocabolo metis, che indica una forma di intelligenza capace di trovare soluzioni ai problemi pratici. Quando invece si parla dell’intelligenza capace di cogliere il senso del tutto, i greci usano la parola nous. Ecco, già nelle matrici del pensiero occidentale abbiamo un’intelligenza umana plurale, capace di andare in più direzioni. L’intelligenza artificiale non surroga tutte queste forme di intelligenza: è molto brava a vincere dei giochi, a trovare delle soluzioni, è capace di un grande metis. Ma il nous, ciò che cerca il senso del tutto ed è capace di orientare le nostre vite verso un orizzonte, verso un futuro o anche verso la trascendenza, questo è solo umano”.

(S) Semplifico: l’AI decide sulla base degli input che ha ricevuto, che possono essere molto più vasti di quelli che può ricevere una mente umana, li elabora e li conduce ad un risultato in un tempo infinitamente più breve di quello necessario a una caterva di scienziati, ma in fondo la vera decisione l’ha già presa chi le ha caricato quei dati e non altri.

(O) Concludo. Ancora una volta non è dello strumento che bisogna avere paura, ma di chi lo usa. Restare umani è il problema di sempre, dalla caverna e la clava, ai missili nello spazio, dal primo archibugio all’atomica, dal telaio meccanico (ricordate Gandhi che filava e tesseva da solo il cotone per non darla vinta alle industrie inglesi) ai supercomputer; il punto dolente è l’umano come tale, quindi la nostra capacità di trasmettere, di generazione in generazione, il senso di un’esistenza aperta all’infinito.

(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante

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