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Editoriale

FILANTROPIA

MASSIMO LODI - 31/01/2025

molinaDoppio cambio nella casa di riposo Molina. Nuovo presidente, nuovo direttore generale. I nomi nei prossimi giorni. Castelletti, presidente, lascia per motivi personali. Masini, direttore generale, per chiusura del mandato. Buon lavoro svolto, attestata riconoscenza, faro su alternative di qualità. A Varese si ama il pratico, il veloce, il sicuro. Sarà così anche stavolta. Palla al sindaco Galimberti. Come la giocherà? Noterelle a scopo di curiosità informativa: 1) caso presidenza. O pesca tra i curricula dei candidati che, oltre a Castelletti, nel ’23 concorsero al ruolo, e ne promuove uno. O indìce un nuovo bando, poi emergerà il nome da eleggere. 2) caso direzione generale. Chiamato a decidere il consiglio d’amministrazione: sono rimasti in carica Michele Graglia, che pro tempore fa anche le veci di Castelletti, assieme a Valerio Zanolla, Silvia Nanni, Elisabetta Brusa. A loro il vaglio/l’opzione.

Ma non questo c’interessa first. A importarci è la cifra sociale della Rsa. Una hospice-azienda: quasi cinquecento ospiti, quasi cinquecento addetti ai lavori. Inoltre servizi vari di supporto ospedaliero, con largo impiego d’incaricati/specialisti. E attività ricreative, vivificanti, consolatorie ad opera dell’overprezioso volontariato. Una città nella città, onorata da lunga tradizione. Gli albori assai prima che finisse l’Ottocento, quando al primo cittadino Francesco Magatti venne l’illuminazione d’allestire un ricovero di mendicità e poi al presidente della Congregazione di carità Ferruccio Bolchini d’acquistare un terreno dove allestirvi la sede. Ne ha scritto di recente su RMFonline don Ernesto Mandelli, storico cappellano che ha conosciuto in viale Borri generazioni d’anziani e dolenti file di malati.

Nato grazie alla generosità locale, l’ente s’è giovato in itinere d’un concorso di finanziamenti privati e pubblici. Quelli privati sono le rette dei degenti, in alcuni casi compartecipate dal Comune. Quelli pubblici arrivano dalla Regione. Il meccanismo funziona, pur tra difficoltà crescenti: basti pensare a quanto séguitano a venir ridotti dallo Stato i denari girati localmente, e dunque quali oneri debbano sostenere gli amministratori pubblici. Su ogni fronte, e specialmente sul fronte di aiuto, solidarietà, appoggio ai fragili.

Eccoci allora alla ragione di questa chiacchiera: la prodigalità, la munificenza, la filantropia. Basta e avanza filantropia, come parola. Riassume lo spirito d’amore verso l’essere umano. Che si traduce in gesti concreti. Meglio: si deve tradurre, quando in ballo c’è la cosa di tutti, la polis-civitas, i suoi appartenenti, il suo armonioso progresso, la sua speciale dignità comunitaria. Varese denunzia un passato lodevole in tal campo, è sufficiente dare un’occhiata alla quadreria che illustra i benemeriti dell’Ospedale di Circolo per rendersene conto. Ma forse, in tempi nel quali la gratuità dei comportamenti sta diventando rara; il deficit di noncuranza/apatia verso gli altri segnala un progressivo aumento; l’urgenza di elevare l’asticella della pìetas municipale appare oggettiva; in questo milieu emergenziale, sembra non inutile un nuovo appello al nobile animo bosino. Chi ha ricevuto molto dalla vita, avrà ancora di più se restituisce qualcosa a chi ha ottenuto di meno. E dunque: siamo magnanimi col Molina, la cui presidenza e direzione ci appartengono, essendo patrimonio di tutti. La nostra cosa di riposo, e di veglia.

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