Ho letto la Prealpina di giovedì 16 gennaio a pagina 14. L’articolo dice di una sospensione dei lavori di recupero della ex fabbrica Aermacchi mancando ancora (così è scritto) una risposta ufficiale della Soprintendenza al successivo progetto di recupero dell’hangar del 1952 per cui la stessa aveva richiesto una riflessione motivando in tal modo: «Per l’intervento di rifunzionalizzazione dell’hangar del 1952 si chiede un’ulteriore riflessione e discussione con questo Ufficio in merito all’opportunità di non realizzare il solaio intermedio. Ciò al fine di rispettare la spazialità interna, che rappresenta uno degli elementi distintivi dell’edificio, e il cui sacrificio non sembra giustificabile da una maggior superficie utile realizzabile, peraltro penalizzata nella qualità e nel comfort di due livelli particolarmente ‟schiacciati”».
Non si conosce il nuovo progetto della proprietà riguardo il recupero dell’hangar del 1952, e aumenta il malcontento di coloro che risiedono negli immobili che sorgono accanto alla ex fabbrica. Reputando giusto che i lavori possano procedere celermente nel pieno rispetto di quanto richiesto dalla Soprintendenza, ho chiesto all’organismo di controllo che possa, qualora mancasse, domandare alla proprietà uno scritto ufficiale al quale la stessa dia risposta.
A proposito della bontà dell’intervento della Soprintendenza cito quanto aveva detto la professoressa Accossato del Politecnico di Milano, spiegando come la volontà della proprietà della ex Aermacchi fosse di realizzare un secondo piano all’interno dell’hangar. Ciò eliminerebbe all’interno l’effetto creato dalla copertura a volta, che presenta delle aperture in cui entra la luce, creando un particolare e suggestivo effetto di ampiezza e profondità.
«Un secondo piano farebbe perdere la profondità, vanificando il vincolo di tutela e la conseguente necessità di conservare l’hangar – ha spiegato ancora l’Accossato – L’augurio è che si conservi anche la percezione degli spazi, perché un eccessivo utilizzo potrebbe rendere invisibile all’interno le strutture degne di essere valorizzate».
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