L’evento sarà eccezionale: quest’anno, per la prima volta, la manifestazione che la Sezione ANA di Varese organizza ogni anno, il pellegrinaggio al Sacro Monte che culmina con la Messa nella chiesa di Santa Maria e la rievocazione del sacrificio compiuto da quanti “posero lo zaino a terra” a Nikolajewka, avrà carattere nazionale, sarà quasi una mini adunata. Saranno presenti il presidente nazionale Sebastiano Favero, il Consiglio Direttivo Nazionale, i Presidenti di Sezione delle regioni limitrofe e un fiume di penne nere: il corteo seguirà il Labaro che espone le sue 216 medaglie, i vessilli delle Sezioni e i gagliardetti dei Gruppi.
Un evento eccezionale, il 26 gennaio, che ha imposto una imponente macchina organizzativa, gestita dalla Sede Nazionale con l’ausilio della Sezione di Varese e la collaborazione dei gruppi, e dalla questura di Varese. Curato il piano per la sicurezza e per l’organizzazione logistica: è stata persino anticipata la partita di pallacanestro al sabato 25, per consentire il parcheggio in zona palazzetto di migliaia di mezzi che porteranno a Varese oltre 5.000 penne nere.
La data del 26 gennaio ha un significato duplice per gli Alpini: da 82 anni rievoca la battaglia di Nikolajewka e da 2 anni anche “la Giornata della memoria e del sacrificio degli Alpini”, istituita dal Parlamento con la legge 44 del 2022, e ritenuta la più adeguata per sottolineare “i valori dell’etica della partecipazione civile della solidarietà e del volontariato che gli Alpini incarnano”.
Nikolajewka infatti ha un alto valore simbolico per gli alpini: è sinonimo di tragedia, di sacrificio, di altruismo, di valore: è lì che fu combattuta l’ultima battaglia in terra russa dagli italiani che, sconfitti e in ritirata dal Don, in una estenuante marcia sulla neve con un unico pensiero a sostenerli (tornare a baita ad abbracciare mogli madri e figli), accerchiati, dovettero affrontare l’esercito russo che sbarrava loro la strada. Gli Alpini, il cui equipaggiamento prevedeva solo muli, slitte e mitragliatrici a spalla, impari di fronte ai mezzi corazzati e ad aerei avversari, col coraggio della disperazione, in uno scontro feroce – furono 25 le medaglie d’oro di cui solo 2 a viventi e le altre 23 alla memoria – ruppero la morsa a tenaglia dei nemici e continuarono la marcia verso la salvezza.
Innumerevoli gli episodi di altruismo e di solidarietà fra commilitoni ufficiali soldati, tutti pronti a sacrificarsi per i compagni a partire dal generale Martinat che andò in prima fila per dare l’esempio e fu tra i primi a soccombere. Solo in 13.000 sfuggirono all’ecatombe: 40.000 posarono lo zaino a terra in Russia.
Tra chi non fece ritorno fu Dorligo Albisetti, il cui fratello Sarajevo nel 1978 compì un viaggio in Unione Sovietica; raccolse delle zolle di terra nel cimitero dove dicevano essere sepolti i caduti italiani. Le zolle furono poi poste in un’urna di cristallo entro una custodia di rame custodita a rotazione dai Gruppi della zona tradatese. Nel 1988 d’accordo col presidente della Sezione Ana di Varese, Albisetti il 26 gennaio dopo una processione lungo la Via Sacra consegno l’urna nelle mani di monsignor Citterio che la collocò definitivamente nella nicchia a lato dell’altare nel santuario di Santa Maria del Monte.
Da allora ogni anno il 26 gennaio la Sezione di Varese organizza il pellegrinaggio al Sacro Monte per ricordare e pregare per quanti non hanno fatto ‘ritorno a baita’. Anche quest’anno. Ma sarà un pellegrinaggio davvero eccezionale.
La processione sarà preceduta al mattino dalla conferenza promossa e curata dalla Presidenza nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini “Alpini ribelli- Le Penne Nere nella Resistenze 1943-1945”, al Centro Congressi De Filippi.
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