Trump ha giurato da 47° presidente degli Stati Uniti con un discorso che ricalca quanto promesso in campagna elettorale e vedremo se sarà in grado di realizzarlo.
Non credo sia un santo (così come NON invaderà la Groenlandia!), ho tantissime riserve su quanto ha combinato in passato, ma se ci diciamo democratici dobbiamo prendere atto che ha vinto con una maggioranza significativa e nonostante tutto un mondo americano (e non) ferocemente ostile e che per i prossimi quattro anni rappresenterà l’America, prima potenza politica del mondo e quindi avere buoni rapporti con lui è “realpolitik”.
Credo che la seconda presidenza di Donald Trump sarà comunque ben diversa dalla prima. Nel 2016, The Donald vinse tra l’indignazione dei vari “esperti” in TV ma era un Trump inesperto, circondato da persone non “sue” e che poi spesso vennero avvicendate. Nonostante ciò furono anni di pace e – in USA – di relativo benessere, inflazione inesistente, veri aumenti salariali, e forti guadagni in borsa che spinsero all’insù anche i fondi pensione di decine di milioni di americani.
Poi arrivarono il COVID e i disordini razziali nell’estate 2020 e Joe Biden diventò presidente. Donald sembrava finito, ma non mollò mai ed aiutato dalle incapacità personali di Biden e dal suo contorno decisamente losco annidato alla Casa Bianca, è tornato presidente con una netta maggioranza. Sarà il più vecchio tra i presidenti americani; eppure, gode di una volontà, energie e concretezze incredibili. Come sarà il Trump II? Il presidente è più forte perché parte con una maggioranza (elemento fondamentale) sia alla Camera che al Senato e ha quindi davanti almeno un biennio tranquillo ed è forte perché ha vinto anche con il voto popolare. Non teme i voti della Corte Costituzionale perché la maggioranza dei giudici è con lui e in queste settimane ha scelto ministri “suoi” oltre a creare un ente speciale (il DOGE) per tagliare i costi dell’amministrazione che con Biden sono saliti alle stelle. Sulla sua agenda si ritrovano però aperti molti conflitti nel mondo che non si risolveranno facilmente e un’Europa molto più debole di prima, divisa e politicamente non allineata con lui.
Si è ironizzato sui suoi rapporti con la Meloni eppure per l’Italia è una fortuna che tra la premier e Trump ci sia un buon rapporto personale e ne abbiamo tutto da guadagnare.
Per esempio siamo già stati ampiamente rintronati dalle critiche a Trump per i dazi che vuole mettere alle importazioni verso gli USA, ma si è spiegato poco che saranno ben più forti verso chi non si comporta con correttezza commerciale (Cina), oppure verso chi permette a troppi migranti illegali di passare i confini (Messico), o verso governi criminali e antidemocratici (Venezuela). L’Italia non dovrebbe essere invece troppo danneggiata da queste manovre perché il nostro export è di alta qualità e quindi meno vulnerabile, mentre il cambio favorevole potrebbe aiutare il turismo verso l’Italia che è e può sempre più diventare la nostra prima industria nazionale.
E non preoccupiamoci troppo se l’Europa appare divisa e debole nei suoi confronti: è una sconfitta, certamente, ma se l’Unione è autolesionista (vedi l’esasperazione green) o guidata da politici sconfitti in patria (come Macron o in Germania) è prima di tutto colpa nostra, non di Trump.
Vedremo piuttosto se Trump saprà risolvere davvero la crisi Ucraina, perché l’Europa ha anche bisogno della Russia: negarlo è stupido e quindi, se pace sarà, saremo i primi ad averne vantaggi.
Affrontiamo quindi il Trump II senza troppi preconcetti giudicandolo man mano sui fatti e con un minimo di obiettività.
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