Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Politica

TERTIUM NON DATUR

ROBERTO CECCHI - 24/01/2025

de-luca-zaiaAnche a non volere, la sera capita di trovarsi davanti alla tv e imbattersi in dei talk-show. Sono un po’ tutti uguali, come le serie televisive. Il siparietto è sempre il solito con un giornalista, un giornalista esperto, un conduttore/conduttrice, raramente un politico di vaglia e dei sedicenti esperti, pescati negli ambiti più disparati, come università, industria, pubblica amministrazione, eccetera. Dibattiti conditi immancabilmente da interruzioni più o meno sguaiate e screzi da liceali. In questi giorni l’argomento è il terzo mandato dei presidenti di regione. La discussione verte sulla legge che stabilisce un massimo di due governatorati. E riguarda due regioni che vanno in scadenza, una del nord, il Veneto, l’altra del sud, la Campania. Con due governatori che albergano in opposte fazioni, il primo di centro destra (Zaia), il secondo di centro sinistra (De Luca) che, sul punto, però, si trovano perfettamente d’accordo. Una corrispondenza d’amorosi sensi che sembra fatta apposta per facilitare una soluzione a favore del prolungamento del mandato.

Oltretutto, entrambi, a detta dei più, pare abbiano fatto bene nei dieci-quindici anni di governo dei loro territori. E sono entrambi ben determinati a non mollare la «cadrega». Sfoderando un certo fare imperioso, ognuno a modo suo, ventilando la possibilità d’andare per la propria strada, anche a costo di trovarsi in rotta di collisione coi rispettivi partiti di appartenenza, se non saranno accontentati. Ci si domanda perché dovrebbero lasciare, se si son comportati bene e se hanno raggiunto gli obbiettivi promessi. Apparentemente, non sembrano esserci ragioni. Dopotutto, in questi anni, loro stessi hanno imparato molto e sarebbe un peccato perdere competenze di quest’importanza, solo per rispettare una norma che entrambi considerano ingiusta. Alla petizione, adesso, s’è aggiunto anche il sindaco di Milano, che chiede lo stesso trattamento per i primi cittadini. Segno che, nel mondo del potere politico, non è ben visto l’anticipo di pensione voluto dai comuni mortali e negato dalla «legge Fornero».

D’altra parte, gli argomenti a favore di un terzo mandato sono molti. Prima di tutto, ci si chiede perché una regola del genere non debba valere anche per i parlamentari, visto che alle volte rimangono in carica a vita, senza che sia chiesto loro alcun turnover. Ma non è affatto la stessa cosa essere parlamentari o presidenti di regione. C’è “una profonda differenza tra la titolarità della carica di vertice di poteri esecutivi e quella di mandati rappresentativi all’interno di assemblee elettive” (Lupo 2024). Cioè, un conto è essere eletti direttamente dalla collettività, come nel caso dei presidenti di regione, e un altro è essere chiamati a presiedere un’assemblea elettiva, come nel caso del presidente del consiglio. La stessa cosa che accade in altre democrazie, come in Germania, per esempio, dove Helmut Kohl e Angela Merkel sono stati al potere tantissimi anni. È stato possibile perché erano espressione di una maggioranza, che li avrebbe potuti sostituire in qualsiasi momento (Morlino 2025). Non godevano di un potere plebiscitario, come invece accade per i nostri presidenti di regione, e dunque, non c’era il rischio di una concentrazione e di una personalizzazione del potere.

Concentrazione e personalizzazione non sono fantasticherie, sono pericoli reali, col tempo s’insinuano nelle maglie della pubblica amministrazione, ne modificano gli assetti, ne distorcono procedure e finalità. La Corte Costituzionale ha detto qualcosa di più e cioè che “La previsione del numero massimo dei mandati consecutivi [è] infatti una scelta normativa idonea a inverare e garantire ulteriori fondamentali diritti e principi costituzionali: l’effettiva par condicio tra i candidati, la libertà di voto dei singoli elettori e la genuinità complessiva della competizione elettorale, il fisiologico ricambio della rappresentanza politica e, in definitiva, la stessa democraticità degli enti locali” (sent. 60/2023). Dunque, in democrazia i “beni primari sono comunque le procedure (le regole del gioco), non i contenuti e i risultati” (Urbinati 2014). Alla fine è una questione di regole e le regole in democrazia sono più importanti delle cariche.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login