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L'antennato

VITTIMA SACRIFICALE

STER - 17/01/2025

Marco Liorni

Marco Liorni

“Ora o mai più” è una creatura partorita dalla mente di Carlo Conti e dal suo storico gruppo di autori: giunto alla terza edizione, è cominciato sabato scorso su RaiUno e proseguirà fino a marzo. L’idea è semplice: un manipolo di cantanti che hanno toccato e poi perso il successo, si rimettono in gioco all’interno di un talent, affidandosi ad altrettanti colleghi che sono riusciti a restare famosi; settimana dopo settimana, i coach cercheranno di rinfrescare l’immagine appannata dei loro pupilli e chissà che qualcuno non riesca a sfruttare questo periodo di forzosa visibilità televisiva per rinverdire i passati fasti.

Il “concept” – come si dice in gergo televisivo – è debitore di altri format come “Music Farm”, andato in onda una ventina di anni fa (e con cui condivide anche un paio di volti: Riccardo Fogli all’epoca in gara mentre oggi è coach e Pago, oggi come allora in cerca di riscatto); alla conduzione c’è Marco Liorni, che quatto quatto da almeno un paio d’anni sta facendo bene nei game-show preserali di Rai1 e si è dunque guadagnato questa vetrina, che però potrebbe anche essere una polpetta avvelenata. La sfida infatti è improba: su Canale5 è tornato, in contemporanea con “Ora o mai più”, la corazzata di “C’è Posta per Te”, il format ideato, scritto e condotto da Maria De Filippi e giunto alla sua ventottesima edizione. Il meccanismo è ben noto: al di qua e al di là di una grande busta, vanno in scena alla ricerca di un lieto fine storie di litigi, incomprensioni, rotture sentimentali e umane, famiglie disunite, amanti fedifraghi redenti e tanti vip che si concedono alla venerazione di qualche fan: un cocktail che da sempre attrae il pubblico e anche quest’anno, in occasione del debutto, non ha deluso le aspettative del Biscione: oltre il 30% di share, contro uno scarno (sia pur decoroso) 18% ottenuto dal programma di RaiUno.

Indisponibile per le note ragioni Amadeus, già conduttore delle prime due edizioni, assente giustificato Carlo Conti, che in queste settimane sta preparando il suo ritorno al Festival di Sanremo, Liorni si trova dunque catapultato alla conduzione solitaria di un programma musicale, per lui novità assoluta, e si impegna con stile pulito e mai invadente. I vari Rita Pavone, Raf, Patty Pravo e compagnia cantante portano sul palco i loro brani più iconici, anagraficamente adatti al pubblico di Rai1 del sabato, duettando con sprezzo del pericolo con i colleghi finiti nel dimenticatoio, i quali – per meglio chiarire la circostanza – in una clip introduttiva all’esibizione spiegano perché hanno perso il successo. C’è chi ha vissuto drammi personali, chi ha cercato fortuna all’estero, chi confessa con onestà scelte artistiche sbagliate, chi mette in chiaro che è il bisogno di soldi il motore che spinge alla partecipazione ai vari reality come Grande Fratello o Isola dei Famosi e – supponiamo – pure a programmi come questo di cui si dice.

Trattare il tema del “fallimento” è uno sfida autorale interessante ma delicata, promettente perché vellica la curiosità un po’ sadica del pubblico, ma anche potenzialmente respingente, perché sono pur sempre delusioni cocenti, dolori esistenziali: ci vuole tatto, delicatezza, nessuna morbosità. Liorni nel programma non se la cava male.

Gli annali televisivi richiamano altri titoli che hanno lavorato su questo spunto: su tutti “Meteore” a fine anni ’90 su Italia1, che riproponeva la memoria di tutti quei volti – non solo cantanti – che “hanno ballato una volta sola” montando il tutto in uno spietato carosello di clip “com’era, com’è” – e ancor prima, “Perdenti” (1996), un asciutto programma di interviste condotto su Rai3 da Oreste De Fornari e Gloria De Antoni e ambientato in un commissariato “à la Maigret”, che ospitò tra gli altri un Vittorio Gassman in vena di bilanci e un memorabile Bobo Craxi, l’ex principino travolto sul più bello dalla caduta del regno del padre.

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