Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Urbi et Orbi

TAXI DI ANIME

PAOLO CREMONESI - 17/01/2025

Dal film “Il tassinaro” del 1983

Dal film “Il tassinaro” del 1983

La categoria dei tassisti a Roma non gode di buona fama. A occuparsene è spesso la cronaca dei quotidiani, per episodi di maleducazione, truffa o vere e proprie discriminazioni, come nel caso di un conducente che nel quartiere Prati ha impedito a una coppia di non vedenti di far salire in macchina il cane «perché ho appena rifatto la tappezzeria dell’auto».

Corporazione potente con le sue 7800 licenze ed annesso serbatoio di voti, descritta da Alberto Sordi nel suo film “Il Tassinaro” del 1983, contro di essa si infrangono periodicamente gli sforzi delle amministrazioni capitoline di destra e di sinistra per riformulare un servizio pubblico che ancor oggi lamenta bibliche attese e diffuse proteste in rete. Soprattutto a Giubileo iniziato.

Ad onor del vero chi scrive, nei suoi ormai 44 anni di permanenza a Roma, si è sempre imbattuto in tassisti cortesi e professionali (ad eccezione di un collega che scese dalla macchina per battibeccare con un altro automobilista) anche quando da imbarcare c’era una famiglia di sette persone. Ragion per cui oggi spezzo una lancia a favore della categoria raccontando due episodi.

“ANCONA 9” lavora lungo le strade di Roma da 45 anni. L’ho conosciuto durante una mia recente trasferta per Milano. Quando gli ho chiesto se non fosse stanco di avere a che fare con il traffico caotico della capitale mi ha risposto che quando va a trovare i colleghi che sono andati in pensione, li trova così depressi e annoiati che preferisce continuare il mestiere. «In fondo – aggiunge – è proprio il contatto quotidiano con le persone a mantenermi giovane. Quando i clienti salgono sul mio taxi e hanno voglia di parlare mi raccontano della loro vita come non farebbero neanche con il loro migliore amico. Tanto, pensano, questo quando lo rivedo?».

Per il conducente la categoria dei tassisti romani svolge un ruolo importante. «Siamo il primo contatto del turista con la città – afferma orgoglioso – una specie di passaporto: da come viene accolto si fa un’idea o un’altra del nostro Paese».

Diversa è invece la storia di Mauro Mancini più giovane ma ugualmente determinato nel riconoscere la valenza sociale della categoria.

Mancini proviene da una storia travagliata come ha raccontato in un recente incontro a Bergamo: «Ero un estremista, ma di quelli veri. Poi mi sono sposato, tre figli, il lavoro. Concluso il turno di macchina chiudevo la porta di casa e la vita finiva lì come per tanti». Poi a 45 anni la malattia del primogenito e l’incontro grazie alla moglie con una comunità di neocatecumenali.

«Sempre mia moglie – prosegue – cercando in internet ha trovato alcuni video di Franco Nembrini con le sue lezioni su Dante ed i filmati dei Quaresimali che il professore ha tenuto per la Diocesi di Roma. Me li ha fatti vedere. Mi hanno affascinato. Ho scoperto poi che Nembrini apparteneva al movimento di Comunione e Liberazione e così sono arrivato a don Giussani: per me un gigante, la persona che mi ha spiegato con i suoi libri perché sono al mondo».

Il tassista romano tiene sul sedile di fianco a quello della guida alcune copie dei testi del sacerdote brianzolo: in particolare Il Senso religioso”. Racconta che i libri sono per i clienti: «A volte i discorsi prendono certe pieghe, le persone hanno tante domande sulla vita, sul dolore, su Gesù, sulla Chiesa che non basta una corsa all’aeroporto di Fiumicino per andarci a fondo. E così spesso mi ritrovo a regalare loro quello che più aiuta me. È un modo per non sprecare tutti questi incontri».

Chissà. Forse se Alberto Sordi fosse ancora vivo ci avrebbe fatto un episodio del suo film.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login