(S) Al cospetto della notizia della fondazione di “Comunità democratica” a Milano, sabato 18 gennaio, promossa da Del Rio, Prodi, Castagnetti, Ruffini per dare un profilo più visibile alla presenza dei cattolici nel PD, a Giovanni Cominelli già consigliere regionale del PCI e cattolico bergamasco intelligente e tuttora acuto osservatore, viene da chiedersi: “Cattolici, chi?!” Anche a me è risuonato nella mente lo stesso interrogativo lo scorso venerdì ascoltando i vari interventi al convegno promosso a Varese da NOI MODERATI.
L’interrogativo, dice Cominelli, “è solo apparentemente sprezzante. Il ruolo dei cattolici nella storia d’Italia e nella costruzione della Repubblica è noto. Tuttavia, quell’interrogativo è legittimo.
Di quali cattolici si parla? Di quelli di ultradestra, di destra, di centro, di sinistra, di ultrasinistra? Il ventaglio è piuttosto ampio.” E in effetti a Varese sono stati interrogati presunti moderati e sedicenti cattolici di tutte le gradazioni. A Varese in particolare è stata rilevata l’onnipresenza di moderati, più o meno cattolici o almeno agnostici rispettosi in tutte le formazioni politiche rappresentate nel capoluogo e in provincia, luogo particolarmente significativo, sedicente laboratorio politico per la sperimentazione di rottura di schemi. Verificato da un’indagine demoscopica citata dal sottosegretario regionale Cattaneo, che i moderati stanno in tutti i partiti, M5S compresi, benché assenti nel panel del convegno, ma soprattutto presunti presenti nel ricchissimo serbatoio dell’astensionismo, la domanda subito sorta è la seguente. Che cosa manca per riunire in un progetto politico efficace questa notevole platea?
In attesa della risposta di Comunità democratica, è semplice dare conto degli interventi dei vari rappresentanti dei partiti, dialoganti a Varese tutti moderatamente moderati. Moderati anche nella moderazione, come ha capito più di tutti Lupi, che più degli altri, giocando in casa, ha cercato di alzare il tono del tifo, ben memore dell’assidua frequentazione del salotto di Vespa. Dove se non si interrompe si viene interrotti e quindi non si parla. Ma interessante anche il collega di partito Colucci, di antica famiglia socialista, abile ad evidenziare la discriminante del programma come elemento caratterizzante l’altrimenti sbiadita identità della proposta moderata.
(O) Se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che lo sforzo massimo di moderazione è stato compiuto dall’ on. Pellicini, di Fratelli d’Italia, nell’ingoiare il rospo del passaggio in maggioranza provinciale, col CIVICO Presidente Magrini e con il centrosinistra, dei suoi presunti alleati civici, moderati e cattolici. Neppure il leghista Bianchi ha mostrato facilità di digestione, forse però facilitato dalla posizione a sua volta moderata, forzatamente moderata che occupa in un partito dominato dal poco moderato Salvini.
(C) Mi resta senza risposta la domanda iniziale, quella di Cominelli: chi sono i cattolici in politica?
Non lo dico nemmeno io in tono sprezzante. Ma occorre almeno sbozzare un’identità riconoscibile, non riducibile a certi valori irrinunciabili, più riconducibili all’etica che alla politica, altrimenti si rischia di non essere compresi dalla massa degli elettori e lasciarle una buona metà nel limbo dell’astensionismo. E secondo Dante nel limbo si sta peggio che nell’inferno. Mi pare sensata la diagnosi di Cominelli: “L’abitudine al potere e l’inerzia delle idee hanno impedito ai politici cattolici di prendere atto che oggi la democrazia italiana soffre di una crisi esistenziale profonda.
Solo affrontando la quale, un soggetto ideal-culturale diventa soggetto politico.”
(S) Crisi di rappresentanza e crisi di governabilità. Ma come porre rimedio ad entrambe, quando accentuando una si sminuisce l’altra e viceversa. Tornare al proporzionale per avere più rappresentanza significa perdere in governabilità e andare verso il premierato per avere più governabilità … oddio, sembra che il fascismo sia alle porte!
(C) Questa volta non ho un motto latino per concludere l’argomentazione, ripeto volentieri un pensiero fisso: se ai CATTOLICI MANCA UNA POLITICA, è perché manca loro una cultura civile e sociale adeguata ai problemi del nostro tempo, malgrado il vastissimo repertorio di analisi e di soluzioni offerti dalla dottrina sociale e politica della Chiesa, al momento di organizzare una proposta complessiva vincono i particolarismi e le divisioni e alla fine, ci si accoda all’uno o all’altro dei poli dominanti. Moderatamente conservatori o timidamente progressisti, si finisce per dare l’impressione al modesto e un po’ distratto elettore che non valga la pena di scervellarsi per capire quale proposta sia la meno peggiore.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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