Il prossimo 28 maggio saranno passati quattro anni da quando il sindaco Galimberti e l’assessore Civati presentarono il piano di collaborazione con le università ticinesi – Usi e Accademia di Architettura- in vista di un’ulteriore e decisiva tappa nella valorizzazione di Piazza Repubblica dopo il ritorno del mercato dall’esilio commerciale di Piazzale Kennedy. A rappresentare i due atenei elvetici l’allora rettore dell’Università della Svizzera italiana Boas Erez e Riccardo Blumer, professore e direttore fino al 2021 a Mendrisio, varesino di residenza.
Obiettivi? 1. Pensare, in tempi ragionevoli, a una valorizzazione della piazza in stretta connessione con il nuovo Polo culturale della ex caserma Garibaldi; 2. Costruire un nuovo mercato coperto tutto da inventare; 3. Ospitare in via definitiva l’archivio del Moderno, attualmente a Mendrisio, composto in prevalenza da lasciti di architetti italiani. Tutti obiettivi essenziali per non vanificare, ancora una volta, il rilancio di questa vastissima area critica della città, generatrice di insicurezze e malesseri nei residenti e nei passanti non appena le bancarelle ammainano i loro non entusiasmanti tendaggi. Come del resto certifica la recente petizione di un migliaio di cittadini rivolta alla autorità locali.
In quell’ormai lontana circostanza Riccardo Blumer aveva detto: “Come prima condizione le piazze devono tornare ad essere vissute ed attraversate dalla persone con gioia… l’arrivo del mercato ha permesso passi in avanti esprimendo il vero potenziale di questo luogo. Il mercato infatti è anche cultura, scambio, relazione, elementi genetici della comunità. Con gli studenti ci stiamo focalizzando su tre aspetti: l’ideazione di un tetto pubblico in memoria del mercato coperto demolito; la valorizzazione del rapporto tra piazza e monumento (con una fontana al posto della scomparsa scalinata); un intervento sul traffico che arriva in città dall’autostrada “segregandolo”.
Ed è proprio questo il nodo gordiano che va in qualche misura sciolto tenendo conto che il nuovo Largo Flaiano, in entrata, porta più auto di prima rendendo ogni ipotetica limitazione strutturale del traffico stesso in area Repubblica davvero problematica. Naturalmente prima imputata è la per ora ipotetica cancellazione di via Spinelli il cui sedime, una volta modificata l’uscita dal multipiano, diventerebbe il naturale raccordo pedonale tra il polo culturale della Ex Caserma e la piazza. Con un dettaglio non da poco: tutte le auto provenienti dal ring Giardini – Copelli lungo via Bizzozero non potrebbero fare altro che infilarsi nella vicina e angusta via Pavesi per poi svoltare a destra o a sinistra -in maggioranza – cioè verso il centro, attraverso un nuovo incrocio tutto da immaginare. Detto questo è anche pur vero che la ex Garibaldi non può essere ridotta a lussuoso maxi rondò dopo anni di attese e di promesse.
A conti fatti gli spazi in corso di recupero e riqualificazione sono enormi: quasi 7000 metri quadrati cui vanno aggiunti i 2.535 metri quadrati del cortile interno. Ammontano complessivamente a 37.985.000 milioni di euro le risorse messe a disposizione per il Polo varesino. Salvare capra e cavoli, ovvero la viabilità esistente e piazza Repubblica trasformata in invitante percorso verso un prestigioso centro di cultura, è un esercizio davvero molto complicato, ma ci sono in campo professionalità capaci di originali progetti e coraggiose scelte. Forse bisognerebbe che la città tornasse a parlarne un po’ di più mettendo sul tavolo idee, progetti e risorse supplementari, qualora fossero necessarie. Varese eviti però a tutti i costi il rischio che il recupero della severa costruzione militare e dei vasti spazi adiacenti non trovi finalmente accettabili soluzioni.
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