Che incontentabili, certe donne di Varese. Luigi Bombaglio si divertì a parlarmene un giorno che c’incontrammo di fronte alla chiesa della Motta, giusto per le celebrazioni antoniane, che cadono in questo periodo. Bombaglio era un avvocato di fama, un riverito galantuomo, un arguto scrittore. L’episodio di cui vado a dire lo avrebbe successivamente inserito assieme ad altri nel volume Varese che sfugge, preziosa chicca ormai introvabile promossa dall’editore Redaelli.
Anni orsono -oggi, boh- la fama del santo capace di trovare il marito alle zitelle godeva d’assoluto credito: bastava sollecitarlo devotamente d’intercedere e si era sicuri che avrebbe combinato le nozze. Ma non tutte le ragazze lo lasciavano fare, dubitando del suo buon gusto nella scelta dello sposo. Alcune osavano affacciarsi sul sagrato intonando il canto “Sant’Antoni generos, famm trovà un bel moros”. Non solo un “moros” qualunque: un “bel moros”, a prescindere dal contraccambio ovvero dalla beltà (il più delle volte discutibile) della femmina in cerca del maschio. A osare tanta confidenza erano soprattutto le fanciulle -o postfanciulle, data l’età non più verde di molte- residenti a Casbeno, forse per la prossimità alla chiesa ove si celebrava l’evento. Le muoveva una purezza romantica degna di lirico plauso, e che tuttavia le madri (e future suocere) provvedevano a mitigare esibendo il conosciuto realismo bosino.
Raccontava infatti Bombaglio che il canto delle vergini era accompagnato da un sommesso sospirare delle pie mamme all’indirizzo del possibile/agognato genero: “Se l’è brutt, saress assée ch’el gavess tanti danéee”. Traduco a pro dell’uno su mille ignaro della bosinità: sia pure brutto, ma abbia almeno un sacco di soldi. S’ignora se il santo esaudisse tali preghiere anziché incenerirle nello storico falò.
Vi domanderete: perché questo scrivere leggero all’inizio d’un anno sul quale pesano questioni enormi, in Italia e nel mondo? Per avviarci alle difficoltà -citando la tradizione locale e associandovi quanti sono venuti tra di noi acquisendone significato/uso- con uno sguardo meno greve. Disse un giorno Papa Francesco in piazza San Pietro: il Vangelo è il sorriso che ti tocca l’anima portando la Buona notizia. Ora a Varese, nell’antica e popolare festa di Sant’Antonio preceduta la sera prima dal grande rogo, non s’è avuta la pretesa d’evocare la Buona notizia. Però alcune buone notizie sì. Roba piccola, semplice, routinaria. Capace di suggerire cenni d’ottimismo. Ce ne contenteremmo, accogliendole -le positive/saltuarie notizie- come aiuto alla tensione verso la serenità. Qualcosa che non cercano solo le zitelle, ma noi tutti azzittiti da un simile mondo alla rovescia. In cui manca però la mite rivoluzione informativa.
***
Radio missione francescana e Decanato di Varese, in occasione della festa di San Francesco di Sales, organizzano un incontro-dibattito. Sabato 18 gennaio alle 10,30 nel Salone dei Padri cappuccini (Viale Borri 109 con parcheggio alla sinistra della Chiesa), il professor Silvano Petrosino, docente di Teorie della Comunicazione e Antropologia religiosa e media all’Università cattolica del Sacro Cuore, tratterà il tema tema: “La notizia non esiste… tanto meno con l’intelligenza artificiale”. Introdurrà l’incontro, coordinato da Gianfranco Fabi, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Riccardo Sorrentino. Seguirà la messa concelebrata dal vicario episcopale, don Franco Gallivanone, assieme a don Maurizio Cantù, decano della Chiesa di Varese; don Gabriele Gioia prevosto di Varese; il direttore di Radio missione francescana, padre Gianni Teruzzi. L’incontro darà diritto ai crediti formativi per l’Ordine dei giornalisti iscrivendosi alla piattaforma www.formazionegiornalisti.it
You must be logged in to post a comment Login