(C) Mi dispiace, cari amici; non mi sento in vena di ricominciare l’anno come se niente fosse. Ho appena varcato la soglia degli 80 e ho voluto segnarla evocando grazie a Schubert e alla sua “INCOMPIUTA” il senso di una vita che necessariamente non raggiunge una definitività, qualsiasi meta si fosse proposta. Di conseguenza non sono proprio convinto di dover e poter continuare nel modesto compito di apologeta, tanto meno paradossale.
(O) Ma coraggio! Proprio adesso, a questa svolta della storia sono necessarie parole non facili né scontate. Occorre bilanciare il mio ottimismo, con il conformismo pessimista di Sebastiano, come hai fatto finora,
(S) Come ti capisco! Anch’io sono stanco, stanco del mio pur doveroso pessimismo. Ti chiedo di rimandare di qualche mese questa eventuale decisione, ma soprattutto ti prego di usare questa occasione d’inizio d’anno, anzi di un quarto di secolo, specialmente di un Anno Santo, per fare un bilancio ben più ampio di quello del Te Deum dell’ultimo del 2024. Concordo con Onirio che siamo ad una svolta della storia e sebbene non voglia caricarti dell’onere di profezie avventate, mi interessa conoscere i tuoi timori e le tue speranze.
(C) Aderire alla vostra richiesta comporta un rischio: non trovare più il coraggio di ricominciare dopo aver esposto giudizi pesanti, sul nostro tempo, sulle sue guide culturali, spirituali e politiche. Il mio paradosso personale è proprio questo, che assolvo me stesso dall’incompiutezza (meglio: ne chiedo il perdono), ma non riesco ad assolvere quelle sedicenti guide dall’avanzare giudizi conformi al pensiero dominante e proposte solo opportunistiche. Con un’avvertenza: sembra essere un vezzo diffuso principalmente in quello che chiamiamo, con una pessima convenzione, Occidente.
(S) Intendi Europa occidentale, Stati Uniti, Canada, Australia? Forse Giappone? Cina, India, Paesi Islamici aderiscono anche loro ad un pur diverso pensiero dominante, che però dà loro due vantaggi: scarica ogni colpa (di autoritarismo, di arretratezza economica e culturale, di lotte intestine, di mancanza di rispetto di diritti umani) sulla secolare dipendenza da capitalismo e colonialismo e consente di mantenere come indiscutibili usi e costumi, anche religiosi, in aperto contrasto con le Carte dell’Onu e le convenzioni internazionali. Per essere chiari, l’esempio lampante è la vicenda Israele/Gaza: gran parte degli intellettuali occidentali democratici non riesce a riconoscere la parte di ragione d’Israele e contemporaneamente si manifesta indifferente alle dittature liberticide che lo circondano e che alimentano in ogni modo il terrorismo.
(C) Intendo evidenziare che il fallimento politico dell’Occidente è tutt’uno col fallimento del percorso delle società occidentali, delle loro democrazie rappresentative, delle loro economie globalizzate, dipendenti da Russia e Paesi arabi per quel fattore indispensabile che è l’energia, dalla Cina per la manifattura, il fallimento dei loro costumi che per voler essere permissivi o, come si dice oggi, inclusivi, hanno rinunciato ad ogni criterio etico. Non posso non incolpare l’illusione di credere che stesse sorgendo un’era di pace e di cooperazione internazionale nel veder dissolversi la minaccia sovietica nel 1989, nel veder aprirsi l’immensa Cina alla cooperazione economica internazionale, per veder ricomparire trent’anni dopo, attività belliche a largo raggio, anche in Europa e con dimensioni quasi mondiali. Mi è troppo facile concludere che dalla seconda guerra mondiale ad oggi, sicurezza e benessere dell’Europa non siano mai stati così in pericolo.
(O) Eppure voglio dare a te e ai lettori una ragione di speranza. Sono convinto che questo anno che compie il quarto di secolo del terzo millennio porterà una speranza e anche una certezza. Se della speranza abbiamo già parlato in occasione dell’Anno Santo (la speranza è una virtù propria, anche se non esclusiva dei cristiani) la mia certezza cercherà di essere una novità. Sono certo che il prossimo quarto di secolo riporterà al cuore delle relazioni tra persone, popoli e stati, le ragioni del rispetto, della libertà, dell’aiuto reciproco. Ciò per una ragione a me già evidente e che stimo infallibile quando sarà individuata anche dai più egoisti e, per così dire, dai peggiori dei poteri: l’eccessivo costo dei conflitti, di quelli bellici come di quelli economici.
(C) Una conclusione più paradossale di così non riesco ad immaginarla. Mi consola sapere che quando volessi mettere termine alle mie fatiche apologetiche, tu Onirio, potresti continuarle, anche con maggior produzione di paradossi. Intanto ripeto il vezzo catoniano inaugurato la volta scorsa: “CETERUM CENSEO CIRCUMVALLATIONEM VARESINAM AEDIFICANDAM ESSE.” E per la gioia del direttore, aggiungo un altro classicismo: “Si licet parva (le nostre piccole necessità varesine) componere magnis”.
(C) Costante (O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi
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