«….In ogni caso poi la gente sai che cosa vuole… In fondo, vuole Natale con la neve…».
Era il 1998 e del riscaldamento climatico si era iniziato a parlare già da un po’, peraltro con toni e preoccupazioni ancora ben lontani rispetto a quelli attuali.
Era il 1998 e così cantava Vasco Rossi nella canzone “Laura”, mettendo in parole e in musica un desiderio senza tempo, di grandi e piccini, di sognatori che si addormentavano scrutando il cielo e pregandolo, mentre oggi lo fanno con davanti un’app… Sempre a occhi aperti era e rimane comunque il sogno: svegliarsi l’indomani, il 25 dicembre, con il paesaggio interamente ammantato di bianco.
Il “Natale con la neve” è un “Natale alla seconda”, è un tocco di poesia che anche un alfabeta saprebbe comprendere e declinare, è la proverbiale ciliegina sulla classica torta. E amare la neve, anche più in generale, significa rimanere legati – almeno un po’ – agli occhi di quel bambino che tutti noi siamo stati, capaci di scorgere il bello e il perfetto anche nelle cose più semplici.
Come ogni regalo perfetto, tuttavia, il “Natale con la neve” è destinato a non arrivare tanto frequentemente. È statisticamente più probabile scartare un pacchetto contenente il pigiama con l’orsacchiotto pensato, comprato e consegnato da una vecchia zia, o la pista di macchinine agognata tutto l’anno? Anche qui risponde il bambino di cui sopra: la prima, inesorabilmente la prima, ipotesi.
Ecco: con la neve funziona ed è sempre funzionato allo stesso modo. Anche a Varese, anche in quello che una volta era considerato uno dei capoluoghi di provincia più nevosi della Penisola. Molto più frequenti da “scartare” sono stati i 25 dicembre col sole, o con la nebbia, o con la pioviggine, in questo secolo pure con un caldo convinto e completamente fuori stagione.
“Lei”, invece? Solo due, misere, volte è apparsa, in ben 57 anni di osservazioni meteorologiche. Lo rivelano i dati inequivocabili del Centro Geofisico Prealpino: dal 1967 al 2024 il “Bianco Natale” si è avuto nel 2000 e nel 2004. Nel primo caso fu nevicata vera, ben 22,5 centimetri in città e 35 centimetri ai 1226 metri del Campo dei Fiori. Una spruzzata, invece, nel 2004: il manto, quell’anno, raggiunse solo i 4 cm.
Qualche fiocco dal cielo, per la verità, cadde anche nel 1985, quasi a voler “salutare” un’annata storica per la meteorologia italiana e locale: la “nevicata del secolo” – 122 centimetri sulla Città Giardino, in 3 giorni e 3 notti, dal 13 al 16 gennaio – è diventa libri, musica e dolci ricordi per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di viverla. Poco meno di 12 mesi dopo ci fu “quell’addio”, forse all’epoca nemmeno troppo nostalgico.
Le statistiche ci rammentano anche la neve ghiacciata della sera del 25 dicembre 2008, le spruzzate delle vigilie 1984, 1993 e 2000 e le 7 volte dei fiocchi di Santo Stefano (1970, 1990, 1996, 1999, 2004, 2005 e 2008).
Veniamo infine alle dolenti note. Quest’anno ci sarà spazio per la magia? No, per il 25 dicembre 2024 i modelli suggeriscono – e per il momento è un suggerimento, perché le previsioni si considerano attendibili solo a raggio più corto – sole pieno e temperature superiori alla media storica della giornata natalizia alle nostre latitudini (che è di 3,5 gradi).
La strofa di Vasco, tuttavia, non verrà cancellata: oggi, domani e sempre, anche contro ogni evidenza scientifica, la speranza della “gente” di “un Natale con la neve” non morirà. Con buona pace del global warming.
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