È lei, Jasmine, la cometa del nostro Natale, la stella che indica e illumina la strada verso il Presepe. È lei il Bambino Gesù, rifiutato dagli uomini e accolto dagli angeli nella capanna riscaldata dal fiato degli animali domestici.
Jasmine è la piccola naufraga partita dalla Tunisia e approdata in Italia, unica superstite di un viaggio finito tragicamente. Sappiamo già tutto: cioè quel poco che si è potuto scrivere della sola sopravvissuta di un barcone di naufraghi, morti e dispersi nelle acque del Mare Nostrum prima di mercoledì 11 dicembre. Quando è stata avvistata alle 3 del mattino, a dieci miglia dalla costa di Lampedusa.
“Chissà quante altre barche si sono inabissate qui, e magari non le scopriremo mai” è il commento di un sacerdote dell’isola.
Sappiamo che la piccola si è salvata tenendosi abbarbicata per ore, tenace e risoluta, a due robusti salvagenti in gomma.
Quasi un miracolo. E dunque un segno di speranza, un simbolo, una luce appunto che si accende nei cuori. Per dirci che a volte la vita può vincerla sulla morte e sull’inganno anche in questo mondo dal cuore di ghiaccio. Dove chi fa finta di salvarti ti ruba i soldi prima di toccare la terra promessa.
I soccorritori di Jasmine le hanno donato, nei giorni successivi al ritrovamento, uno zaino di benvenuto che si dona ai piccoli naufraghi. Contiene carta e pastelli: per poter disegnare, perché si traducano in immagini e colori le ansie e paure pregresse. Affinché nuove speranze si accendano per tutti gli uomini di buona volontà, di fronte a vicende tanto tragiche ma ricche insieme di buoni presagi.
Dobbiamo tutti qualcosa, non possiamo fingere di non saperlo, a quella piccolina di undici anni avvinghiata con le sue minuscole mani alla vita. Perché ci ha insegnato che il nostro esistere ha un grande valore, qualunque sia la condizione materiale o spirituale che stiamo attraversando.
Come ci fosse dato -e così è –di venire al mondo di nuovo, in ogni nostro istante o respiro. La vita è, deve essere sempre, conquista consapevole: per carpire in dignità e orgoglio quel barlume di luce. Il dono inestimabile che ci è stato dato di intravedere per la prima volta -in lontananza- dietro i nostri occhi ancora velati dal buio. Sappiamo dai giornali che Jasmine ha raccontato di sé, ha fornito preziose informazioni del terribile viaggio, partito dall’Africa e terminato a Lampedusa nel gelo di una notte. Ha elencato i nomi degli sfortunati compagni: tra i quarantacinque presenti con lei sulla barca in ferro, purtroppo, anche un fratello.
Ma sarà una donna speciale Jasmine: come non pensarlo?
Già lo è questo suo evangelico arrivo.
A pochi giorni dal Natale, come il bambino povero avvolto nel velo da Maria -il figlio del falegname-Jasmine è apparsa tra noi: la zazzeretta di capelli scura sporgeva sotto un foglio dorato come la luna. Provvidenziale coperta, per vincere l’ipotermia che le faceva battere i denti.
Ecco, basta solo il miracolo di un’esistenza portata in salvo- tra le tante annullate per malevolenza o negligenza- a dare piena testimonianza.
Di vita e di verità.
Ben arrivata, Jasmine. Resta con noi, anche la sera.
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